Vedendo facendo

Caminante, no hay camino 
se hace camino al andar (Antonio Machado)

Non riesco a disgiungere questa citazione dalla persona da cui l’ho sentita la prima volta, uno psichiatra molto impegnato nella riabilitazione delle vittime di tortura, una persona solare, brillante, spiritosa e appassionata. Sono molto affezionata a Giancarlo e gli sono grata per questo verso, che ha il potere, ogni volta che lo sento, di farmi riflettere come la prima volta.

Io sarei un tipo piuttosto ansioso, amante della pianificazione. Da quando è nata Meryem ho fatto, a periodi, della routine la mia religione. Però, allo stesso tempo, sono anche un tipo che sbuffa delle costrizioni che si autoimpone. Che sognerebbe la botta di matto, l’improvvisazione. Una delle esperienze che ricordo più piacevolmente è un viaggio in macchina (con il mio ex) che, più tardi, avremmo titolato “viaggio del già che ci siamo”. Eravamo in Trentino, pioveva. Siamo andati a bere una birra a Monaco. E, già che ci siamo, siamo finiti in Svizzera. E poi in Lussemburgo. E poi sulla Costa Azzurra. Un’ammazzata, a dire il vero, di cui ricordo immagini confuse, benzinai immersi in panorami di prati verdi e le lussuose vetrine di San Gallo in una silenziosa domenica d’agosto. Ma ricordo anche la piacevolezza di aver deposto il mio fardello preferito, il programma.

“Non c’è cammino, il cammino si fa camminando”. Provo sensazioni ambivalenti, leggendo queste parole. Da un lato mi viene l’ansia e, forse, un po’ di fastidio. Mi passano davanti le immagini dell’improvvisazione approssimativa che troppo spesso caratterizza il lavoro sociale e molti altri lavori. Il reinventarsi sempre da zero, più per mancanza di metodo che per vero estro. Ma penso anche all’inadeguatezza dei metodi, delle procedure, davanti alla varietà infinita della vita. Penso a quanto è difficile immaginare un questionario a risposte chiuse che non tradisca la realtà che si ha di fronte. Con tutta la pianificazione e la fantasia dei pianificatori, al primo test ci saranno almeno due o tre elementi che non si incasellano. Penso al fatto che, come mi diceva oggi Giulia, quando si cerca una cosa la si cerca già secondo un proprio schema mentale. E che sul web ci pensa il motore di ricerca, qualche volta, a rimescolare le carte. Quando studiavo, ci pensava il caso. Fatte le mie ricerche bibliografiche, lasciavo sempre un tempo per girare per gli scaffali, sfogliando a caso libri e riviste. Gli spunti di ricerca più interessanti mi sono arrivati così.

Anche nella vita sociale il caso mi regala molto più della programmazione. Non finisco mai di sorprendermi di quanto l’imprevisto sia più godibile dell’organizzato. Fosse solo perché non me lo rovino con le mie impietose aspettative. Se il cammino si fa camminando, non resta che andare. Da qualche parte si arriva sicuramente. Da tempo ho rinunciato ad arrivare dove credevo di volere arrivare. Ora cerco di godermi il sentiero, con gli occhi aperti. Vedendo facendo, dice mia madre calabrese. E magari anche facendo vedendo.

5 pensieri riguardo “Vedendo facendo”

  1. che la strada la fa il cammino lo sa bene chi ha camminato il sentiero di San Giacomo…un incontro, una chiesa fresca, una vescica ai piedi, possono cambiare la giornata e l’obiettivo che ti eri dato.

  2. Dillo a me che sono il contrario (per me reinventarsi da zero sempre è IL metodo).

    La poesia di Machado l’ ho letta e Silvia l’ ha cantata a una giornata degli emigranti dell’ europa del sud e vedevo tutti questi signori e signore di mezza età a occhi chiusi con le labbra che si muovevano. Ho pianto.

  3. grazie Chiara, non conoscevo questa bellissima citazione di Machado e te la rubo per la mia pagina di fb.
    pure io sono molto routinaria, per il fatto che dobbiamo gestire 2 bambini con tutte le loro attività scolastiche ed extrascolastiche e siamo pure lontani dai rispettivi posti di lavoro e scuola. la routine aiuta a fare le cose più velocemente, ad ottimizzare i tempi, così poi si ha più tempo per fare altro: leggere, stare con i bimbi….parlare….
    ogni tanto cerco di scappare dalla costrizioni che io stessa mi preparo e quindi combino “birichinate”:inizio un lavoro dalla fine, lo cambio all’ultimo minuto, improvvisamente svolto a destra anzicchè andare dritta per la solita strada……quando i bimbi non erano nati, le vacanze erano pura improvvisazione, al mattino non sapevamo dove avremmo dormito la sera e fin dove saremmo arrivati….però dopo un pò è stancante…

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