Spiegare Parigi alla figlia di un musulmano

Meryem ieri era a dormire da un’amichetta e io comunque non l’ho vista per tutto il giorno perché ero fuori casa per lavoro. Solo oggi quindi ho preso il coraggio a quattro mani e le ho raccontato i fatti di Parigi.
Avevo fatto in tempo (non in quest’ordine) a piangere, a indignarmi, a abbracciare un amico somalo, a farmi il sangue amaro in ogni modo possibile online e offline,  a sfogarmi con i colleghi di sempre, a sapere che mio nipote a Parigi era incolume, a sentire parole importanti da padre Camillo (il mio capo) e da Giovanni Maria Flick.
Ho detto più o meno così.
Meryem, tu sai che c’è la guerra in molti paesi del mondo. Di solito diciamo che la guerra è lontano da qui. Però c’è una guerra un po’ speciale, che si chiama terrorismo. Lo sai cos’è? Bene. Ecco dei terroristi ieri hanno ucciso a Parigi tante persone, a caso, senza sapere neanche chi erano. Perché? Perché questo fanno i terroristi: mettono paura. Queste persone dicono di averlo fatto perché sono musulmane. Dicevano Allah-hu Akbar. Allah vuol dire Dio, sì. Lo dice sempre papà. Però sai anche che una persona che uccide non è un vero musulmano.
Vedi queste due candele? Le ho messe alla finestra ieri sera. Sono per tutti quelli che sono morti a Parigi, ma anche per tutti quelli che muoiono, in tutto il mondo, per la guerra e per il terrorismo. Esatto, proprio come i bambini siriani per cui abbiamo acceso le candele l’anno scorso. Sì, piango, perché questa cosa è molto triste. E siccome, come dice la tua maestra, figli e mamme sono collegati, non è strano se viene da piangere un po’ anche a te. Ma quello che spero, amore mio, è che tu e i bambini come te siate capaci di rendere migliore questo mondo. Tutti insieme, compresi i tuoi tanti cuginetti musulmani.

6 pensieri riguardo “Spiegare Parigi alla figlia di un musulmano”

      1. Grazie mille!
        la mia richiesta nasce dalla necessità di sentire parole e riflessioni di un certo peso, fatte da chi sicuramente ha una conoscenza più approfondita ed una visione più globale della mia , (pur reputandomi più informata della media ) ed aggiungo anche una levatura morale di un certo peso…
        chiara

  1. E’ la prima volta che ti leggo, mi ha attirato il titolo del post. Hai scritto (e detto) le cose giuste, con un equilibrio che sull’onda dell’emozione è difficile da trovare, a tua figlia. Non so quanti anni abbia, penso sia abbastanza piccola. Io ho due nipoti di sette e quattro anni, a cui la madre ha scelto di non dire niente perché stiamo già affrontando una brutta malattia di una persona cara e il primo approccio con la morte probabilmente sarà con questa persona. Ma ti dirò, io non sono d’accordo. Io avrei spiegato, almeno al grande, e le tue parole erano quelle che avrei voluto trovare.

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