Una notte, in questa quarantena, ho sognato molto vividamente che mi si offriva insospettata opportunità di evadere di prigione. Non lo avevo davvero pianificato, ma per qualche motivo uno dei miei carcerieri acconsentiva a portarmi a un’inesistente visita medica nel mio quartiere e a lasciarmi lì incustodita, passando a prendermi dopo. Ma mano che il momento in cui mi avrebbero lasciato all’indirizzo, che ancora ricordo, ero sempre più esitante. Mi rendevo conto che non avevo un piano, che non avevo davvero preso sul serio quel maldestro tentativo di fuga basato solo sulla buona fede.
Mi è successo spesso di fare sogni trasparenti. La verità è che alla quarantena mi sono abituata fin troppo. Non sono certa di cosa verrà dopo, ma neppure di cosa vorrei che venisse dopo. Non ho in programma incontri e assembramenti per quando saranno consentiti. Non ho in programma nulla, né di attualmente lecito né di attualmente illecito.
Non escludo alla fine di restare su questo divano, di non avere chissà che voglia di fare altro. Perché questa solitudine è iniziata almeno un anno fa e forse ormai ci ho fatto l’abitudine.
Inizialmente mi mancava il mio lavoro. Cosa assai breve. Sono stata risucchiata da una nuova vita fatta di lezioni online, compiti , studio, pranzi a 4 in cui si sta a parlare anche x ore senza fretta, senza impegni. Mi piace questa vita, non sento l’esigenza di uscire, dal 12 marzo a oggi sono uscita una volta sola. Sto bene a casa mia, con la mia nuova routine. Se potessi non rientrerei più al lavoro, dove ci sono cose che non riesco ad affrontare, nuove regole, nuove disposizioni , lavoro doppio e senza soddisfazioni . Sto pensando di mollare tutto. Devo trovare un piano B quanto prima