Rispetto all’apatia incolore di luglio, la ripresa di settembre si è caratterizzata per i forti scossoni. È proprio vero, bisogna stare attenti a quello che si desidera, perché potrebbe realizzarsi.
Quelle trascorse sono state decisamente settimane intense, piene, che mi hanno fatto sentire viva. Ho riso, ho vissuto momenti di sincero entusiasmo, ho acceso in cuor mio speranze che in fondo so essere irragionevoli – ma quanto mi piace essere ancora capace di sperare l’insperabile e di confidare nell’improbabile.
E come era logico che fosse, agli alti sono puntualmente seguiti i bassi, alle consolazioni le desolazioni (per dirla gesuiticamente). E adesso comincia il bello, mi viene da dire. È ora di verificare quanto sono in grado di conservare del moto di quell’entusiasmo adesso che il vento non pare più a favore. Se cederò alla tentazione di buttare il bambino insieme all’acqua sporca, come tante volte ho fatto in passato, o se mi sono fatta un minimo più saggia.
Non è facile guardare alla felicità recente quando si ha il sospetto che fosse, in parte, un miraggio. Ma mi ricordo come mi sentivo poco più di due mesi fa, quando non mi veniva in mente neppure una cosa che mi facesse battere il cuore. Ora onestamente non mi sento così. “Chi sospira spera, chi no disperato muore”. Ecco, oggi io sospiro. È già qualcosa.