Col senno del poi

Stanotte ho fatto un sogno che mi ha lasciato molto scossa. Mi sento in qualche modo intrappolata mio malgrado da qualcosa che davo per superata. Possibile che proprio ora, in prossimità di una svolta decisiva della mia vita, mi tornino fuori “magagne vecchie”? O forse è la guerra con i miei condomini che mi evoca sensazioni sgradevoli? Certo, se devo essere onesta la tensione c’è tutta ed è giustificatissima (mica sono Wonder Woman!).

Il punto più grosso e importante continuo a passarlo sotto silenzio in questo blog. Ed è perché non mi sento del tutto al sicuro, qui in rete. Bene o male – piuttosto male – ho alle spalle una separazione abbastanza recente. Ammiro molto quelli che sono capaci di “restare amici”. Io non ne sono affatto capace e anzi, più il tempo passa, più mi pare che il rancore cresca. La verità vera è che mi rendo conto con chiarezza sempre maggiore dell’entità della cavolata fatta a sposarmi. Di quanto avrei avuto tutti gli elementi per capirlo già allora. Mi fa una gran rabbia, non so come dirlo altrimenti. E me lo fa anche per tutti gli impicci “burocratici” e non solo che questo comporta. Prima di ottobre 2008 non potrò iniziare le pratiche per il divorzio e fino a quanto non lo avrò ottenuto, evidentemente, non sono del tutto in grado di sentirmi libera.

Questo nonostante il fatto che nel frattempo le cose per me abbiano preso una piega inaspettatamente bella, dal punto di vista sentimentale. Mi sento molto felice e appagata come non solo non sono mai stata, ma non avrei nemmeno pensato possibile essere. Restano però molte, moltissime ombre e complicazioni. Non dipendono tutte da me e dai miei errori del passato, ma certo io avrei potuto combinare qualcosa di meglio in questi 34 anni di vita. Non sposarmi, ad esempio. E si ritorna al punto precedente, inesorabilmente. Non avevo realizzato appieno quanto la situazione mi pesi.

1 commento su “Col senno del poi”

  1. Cara omonima,
    le tue parole potrebbero essere le mie. Nel senso che nel 2000 tutto era pronto perché mi sposassi con una persona che poi, coerentemente con la sua natura di vigliacco, non ha avuto il coraggio di abbandonare la mamma (a 38 anni). E quindi, nella sfiga di aver buttato 4 anni della mia gioventù con un rifiuto umano, ho la fortuna di non essere legata a lui da vincoli legali.
    È un ricordo che fa male, soprattutto perché mi chiedo come sono potuta essere così stupida e cieca. Come ho potuto sopportare certe umiliazioni, anche dalla sua famiglia.
    Mi ha lasciata con una lettera in cui diceva che ero perfetta come amica e come putt*na, ma non ero all’altezza di essere sua moglie.
    Oggi tutto questo schifo risalta ancora di più, se paragonato con la persona che amo, con la sua meravigliosa famiglia e con tutto quello che abbiamo costruito, con amore e coraggio, in soli 3 anni.
    Vedrai che tra poco, quando nascerà la tua creatura, tutto questo fastidio resterà, ma sarà molto ridimensionato. Alla rabbia si sostituirà la pena.
    Un saluto
    Chiara

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