Ho passato un fine settimana tipo arresti domiciliari. Un po’ il tempo grigio, un po’ il fatto che Nizam e suo fratello sono andati fuori per la festa, a trovare parenti in Toscana e noi siamo rimaste recluse con il quinto abitante attuale di casa mia, il nipotino diciassettenne. Insomma, oggi ero molto felice di tornare in ufficio.
Ma volevo annotare un piccolo successo pedagogico, ottenuto inaspettatamente ieri sera. La Guerrigliera aveva chiesto e ottenuto una merendina da mangiare dopo cena. Io ne ho prese due dal pacco, pensando di affogare i dispiaceri nel cioccolato, in complice compagnia. Meryem afferra decisa entrambe le merendine, dichiarando: “Questa la mangio ora, questa la manguio dopo”. Ho cercato di dirle che una era mia e lei si è messa a strillare come un’aquila. Ora: strappare il pane di bocca alla propria bambina non è mai una bella posizione per una madre. Però mi sembrava anche che la sua avidità non andasse incoraggiata. Provo a insistere, con le buone. Lei pianta un capriccio allucinante. A questo punto, con mossa decisa, le tolgo entrambe le merendine e il bicchiere di succo di frutta. Poggio tutto sul tavolo, in bella vista. Tra le urla, cerco di attirare la sua attenzione. Per fortuna mia figlia alla domanda “Mi ascolti?” qualche volta risponde sì, e fa silenzio. Magari non al primo tentativo, ma la possibilità esiste. A quel punto le spiego con calma che quando si hanno due cose, le persone brave ne danno una a qualcun altro (mi sono sentita molto evangelica): alla mamma, al papà, alla tata, all’amichetta. Che così tutto e più bello e tutti sono più contenti. Le chiedo se ha capito, lei annuisce. “Io sono brava”, mi dice ricacciando i lacrimoni. Allora l’ho fatta andare al tavolo: lei ha preso la sua merendina, che aveva cominciato a mangiare e, spontaneamente, mi ha dato l’altra (“Questa è per la mamma”). Ci siamo sedute sul divano, vicine vicine, e ci siamo pappate le nostre merendine in un clima di ritrovata armonia.
Forte del mio successo, mi sono anche sentita meno in colpa di propinare a lei e a me queste schifezze industriali… Sì, era proprio quella merendina la cui pubblicità recita, più o meno: “Quando ero piccola, la mamma mi dava pane e cioccolato. Oggi, invece…”. Il pane e il cioccolato non esistono più? E’ questo che dovremmo dedurne? Vabbè, a furia di irritarmi per questo slogan surreale, ho finito per comprarne un pacco. Potenza della pubblicità. Però non sono granché.
Brava!!