La settimana scorsa mi sono trovata su un taxi, attraverso la città infuocata dall’afa. Solitamente giro con i mezzi, ma ci sono delle zone della città che si fanno un punto d’onore del fatto di essere pressoché inarrivabili dal cittadino comune non dotato di macchina. Il principio del ponte levatoio, insomma. “Tre sono le zone dove non abiterei manco se mi regalassero la casa: Vigna Stelluti, Collina Fleming e Parioli”, sintetizza il tassista, evidentemente schierato con Roma Sud nell’eterno scontro geografico che permea la Capitale. “Ma piuttosto Tor Tre Teste!”, azzarda persino, imbaldanzito dalla mia approvazione.
Si parlava, durante la nostra trasferta lampo in Olanda e Germania, di qualità della vita. Beh, immagino che parlare di qualità della vita qui, secondo i parametri comunemente adottati, possa suonare come sparare sulla Croce Rossa. Ma che vi devo dire, a me Roma calza come un guanto (da un certo punto di vista). Smadonno, impreco, sbuffo. Ma poi le perdono tutto. Come quei parenti o amici che sono oggettivamente impossibili e insopportabili, che tu stesso non riesci razionalmente a giustificare perché ancora non li hai espulsi dalla tua vita, che ti fanno fare figure barbine con gli altri perché il loro comportamento è oggettivamente ingiustificabile. Ma poi non solo li giustifichi, in qualche modo, ma li ami pure.
Certo, con il tempo magari affini strategie più o meno ingegnose per arginarli, per parare i colpi, per prevenire le catastrofi più serie nel relazionarti con loro. Roma è esattamente così. Il visitatore esterno se lo mangia in un boccone. Può arrivare persino a privarlo di qualunque barlume di piacevolezza, per non dire di fascino. Per relazionarsi con Roma e uscirne vivi, bisogna essere innamorati. Non necessariamente romani, anzi. Ma innamorati sì.
Allora non mi chiedete di essere razionale quando parlo di questa città. Roma non si misura, non si valuta (anche se si potrebbe e si dovrebbe pure, ovviamente). Dentro Roma ci si tuffa ogni giorno. Nel suo naturale flusso di storytelling perpetuo. Nella sua inaspettata capacità di abbracciarti e di capirti (ammesso che, come è giusto tra amici, si lascino i giudizi fuori dalla porta).
Roma è una città europea? Non direi. Roma può essere solo, nel bene e nel male, patrimonio dell’umanità.
io vivo a Roma, amo la città con tutti i suoi difetti, anche se dico spesso in certe zone non ci abiterei neanche se mi regalassero la casa 😛 Parioli in primis, forse averle frequentate dal punto di vista lavorativo me le rende off limit nei momenti in cui si desidera pensare al relax.
Questo post lo traduco in tedesco e lo consegno agli studenti tedeschi che accompagno a Roma a ottobre 2016 😉
Anche più utile può esservi questo… https://yenibelqis.wordpress.com/2014/03/18/guida-alluso-dei-mezzi-pubblici-a-roma/