14 anni di giorni così

Ho un problema con la memoria. Fatico a collocare le date nel tempo, ad esempio. Al mio esame di dottorato mi chiesero di indicare in un modulo la data di laurea. Panico assoluto. Non sapevo dire l’anno, non sapevo dire il mese. Sapevo che era mercoledì pomeriggio e tanti dettagli che sono rimasti scolpiti nella mia memoria. Ma la data, quella proprio no. Mi salvò una mia amica, che mi aveva accompagnato.

Fatico a ricordare gli importi e ancora di più a stimarli. Mi capitava che il mio capo mi chiedesse: “Ma di quanto era il budget del progetto X?”. Il vuoto. “Ma dài, circa. A spanne”. No, non a spanne. Per me 10.000 o 650.000 hanno la stessa possibilità di essere la risposta giusta a una domanda così. Però ricordo tantissimi dettagli di ogni progetto che ho scritto, le trattative con i partner, le discussioni sugli indicatori. Ma le cifre, quelle no.

Anche per dire quanti anni ho faccio il conto dall’anno di nascita. Oggi stavo per scrivere a un’amica: “Dài, facciamo una festa per i miei 45 anni, visto che i miei 40 li abbiamo festeggiati insieme!”. Poi ho avuto un flash visivo e mi sono ricordata i palloncini a forma di 4 e 5 che Meryem mi ha fatto comprare a dicembre scorso e ho ancora gonfiati in camera. Allora ho fatto il conto e in effetti 45 li ho già. Ma quanti anni hanno le mie sorelle? Mio zio? Ogni volta che mi dicono una cifra dico sempre: ma noooo! E poi conto… e invece è quasi sempre giusto. Ma anche a stimare le età sono un disastro. O le distanze: 100 m, 600 m, 3 km sono tutte misure che non hanno per me corrispondenza alcuna.

Insomma, fluttuo nel tempo e dello spazio, aggrappandomi ai dettagli che evidentemente il mio cervello classifica come rilevanti. Non si può dire che abbia proprio la stoffa della storica, anche se mi piacerebbe.

Mi salvano i ricordi di Facebook. Mi aiutano a mettere ordine in quello che è accaduto, a stabilire cronologie relative e assolute. Oggi ad esempio mi hanno ricordato che è il compleanno di questo blog.

Se rileggo qua e là in questi post, a volte più fitti, a volte più radi, cosa trovo? Non i fatti, in genere, non gli episodi. Ma i pensieri sì. A volte la rabbia, a volte l’entusiasmo. Non tanto le cose che mi sono successe, ma il loro ripieno, quello che le animava. Quello che in me hanno lasciato, anche a distanza di tempo. Magari di anni. I conti aperti, le questioni che mi si ripropongono più e più volte. E quello che ogni giorno mi incuriosisce e che amo. Come il pranzo di oggi, che mi ha trasportato prima nello Zen di Palermo e poi a Catania (San Berillo e Librino), attraverso gli occhi illuminati di un artista. Come la conferenza di qualche ora fa, che abbiamo pensato, costruito e ora è passata, lasciandoci tanto da riflettere sull’Afghanistan e sulle politiche europee. E stasera, qui sul mio divano, mi pare di veder scorrere questo fiume di pensieri, con le sue rapide e le sue secche.

Penso a quante volte mi dico che non posso più continuare così e poi invece continuo. Penso a quante volte vorrei non essere me e invece poi mi sveglio ogni mattina e mi saluto allo specchio pensando che in fondo in fondo anche essere me ha un suo perché.

 

2 pensieri riguardo “14 anni di giorni così”

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