Cose facili, cose difficili

Per anni la sola idea di mettermi a dieta mi è parsa superiore alle mie forze. Una fatica inutile e anche dannosa, visto che alla fine si vive una volta sola e a me mangiare, decisamente, piace. Era una delle molte cose che ritenevo senza dubbio utili, positive, vantaggiose, ma non sufficientemente necessarie da fare lo sforzo di farlo sul serio.

Poi, a un tratto, ho realizzato che era necessario farlo (con qualche spintarella, ma insomma, mi sono convinta). Non solo positivo, giusto per me… no, proprio necessario. Questo ha cambiato la mia prospettiva. Così ho fatto i passi necessari, quelli rimandati da anni, e ho iniziato il percorso.

A un mese di distanza mi sento di dire che non è ancora stato difficile come pensavo. Sto andando bene, mi impegno, ma non sono prostrata dal sacrificio. Sto imparando a gestire il lavoro in più e una gestione diversa della spesa e dei pasti. Mi porto il pranzo da casa in ufficio: non l’avevo mai fatto in tutti questi anni. 

Però ho capito una cosa: se voglio stare a dieta devo dirlo agli altri. Proprio dirlo, esplicitamente. Ho smesso di vergognarmene. Che poi non c’è motivo di vergognarsene, vero? Però, chissà perché, io me ne sono sempre vergognata.

Effetti collaterali: cucino di più. Non solo per me, scondito, ma anche per Meryem. La cosa mi dispiace meno di quanto credessi e lei mi fa un sacco di complimenti (povera figlia, a che standard l’avevo abituata). Altro effetto collaterale: dopo un anno dall’acquisto ho imparato ad usare la lavastoviglie. Per 12 mesi è stato un costoso soprammobile. Poi, a rischio di sembrare idiota, ho preso il toro per le corna e ho cercato di capire perché non funzionava. Esaurite le mie competenze personali, ho rotto le scatole a Nizam, che sbuffando alla fine si è applicato e ha risolto il mistero: il rubinetto dell’acqua era chiuso. Ora è aperto e io mi sento tutto sommato meno idiota di prima, visto che sono effettivamente in grado di far partire una lavastoviglie come il resto dell’umanità. 

Morale della favola: le cose che per me sono difficili, o addirittura insormontabili, lo sono perché non sono convinta che siano davvero necessarie. Se mi toccano davvero, in genere si rivelano abbastanza alla mia portata. 

5 pensieri riguardo “Cose facili, cose difficili”

  1. Per me non si tratta di dieta, ma di abitudini alimentari. Come dire che sei sempre a dieta, o non lo sei mai. Insomma tanta verdura, pochi grassi, pochi zuccheri, poca carne.

  2. Io sono a dieta da sempre. Voglio essere magra e quindi faccio parecchie rinunce. Tra l’altro sono sempre stata ipotiroidismo il che mi ha reso la vita più difficile. Da anni non ho nemmeno più la tiroide e i farmaci non sempre sono adeguati alle mie esigenze, bisogna ritoccare la cura ogni tanto, nel frattempo lievito, con mio grande disappunto e mi obbligo a ulteriori restrizioni. Che vita Barbara.

    1. Io sto cominciando a entrare nell’ottica, come dice Marco, che bisogna cambiare le abitudini permanentemente. La nutrizionista mi sta aiutando a trovare un modo di mangiare che non mi faccia sentire perennemente in punizione, puntando sui cibi che mi piacciono. Ovviamente serve attenzione, un po’ di adattamento, qualche sacrificio. Ma in fin dei conti io ho notato che la maggior parte degli errori nell’alimentazione li faccio non per gusto, ma per pigrizia

  3. Ciao, articolo molto bello! Io ritengo che in ogni ambito della vita sia essenziale fare il complicatissimo “First Step”. Dopo il primo passo ogni cosa diventa più semplice. Ho scritto un articolo a riguardo sul mio blog, intitolato proprio “First Step”, mentre se ti va puoi dare anche un’occhiata al mio ultimo articolo, in cui parlo della gestione dei pasti durante la giornata (argomento di cui ho anche letto in una parte del tuo articolo). Passa da me, se ti va!
    https://createyourselfdot.wordpress.com/2018/11/27/meals-management/

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