L’altro giorno mi è tornata in mente una barzelletta un po’ stupida, che non starò a raccontarvi, ma che una volta mi divertiva molto. Il motivo per cui la cito è che esprime bene un’intuizione che ho avuto nei giorni scorsi, dopo momenti di rabbia contro me stessa: e se non fossi poi così forte e inscalfibile come mi piacerebbe essere? Beh, non ci sarebbe niente di male. Forse con l’età mi sono rammollita. Forse sono gli ormoni della premenopausa. Forse sono solo un po’ provata dopo un anno faticoso. Magari è l’effetto accumulo, vai a sapere. Sia quel che sia, questa è la realtà. Molte cose mi feriscono. Mi trovo a espormi nelle discussioni come quando ero giovane e arrogante (almeno su alcuni selezionati argomenti) e poi mi trovo in un angolo a leccarmi le ferite. In un paio di occasioni nemmeno l’imbarazzo mi aiutava a trattenere le lacrime.
Aggiungo un’altra considerazione. Ma chi l’ha detto che bisogna spingersi fuori dalla confort zone? Ma se invece ogni tanto mi avvolgessi in una coperta reale o metaforica e me ne rimanessi dove sono? Sarebbe tanto riprovevole?
Non credo che tu voglia davvero una risposta ma la mia sarebbe: no, non c’è niente di male. L’idea che per essere migliori bisogna spingersi sempre oltre i propri limiti e mettersi continuamente in gioco ha prodotto una società di gente esaurita che spende soldi e tempo in meditazione, yoga e psicoterapia. A sto punto uno si tiene la coperta e fa meditazione direttamente lì.
manfatti
Non sono mai stata forte, aggressiva, ma non forte. Ho dovuto esserlo in molte occasioni, non avevo scelta, ma è difficile essere forte ed è stancante, le prove non finiscono mai. È vero, chi l’ha detto che bisogna spingersi oltre, perché poi?