Oggi ho voglia di postarvi la mail che ho mandato ai miei amici “Orientalisti” (www.orientalisti.net) in occasione dell'”anniversario” della nostra associazione informale.
Cari Orientalisti,
non pensiate che abbia intenzione di mettermi a fare discorsi “a reti unificate”. La data di oggi, scherzi a parte, non passerà alla storia per l’informale fondazione del gruppo che, saltando fuori dal virtuale della lista, ha iniziato a organizzare gli Incontri. Ma credo sia bello fermarsi a ricordare l’entusiasmo e l’ingenuità che ci ha caratterizzato in passato e che credo che qualcosa di buono abbia prodotto. L’iniziativa che in qualche modo (in forme molto diverse) accomuna tutti gli iscritti a questa lista è ancora significativa, nonostante l’indubbia modestia del suo impatto, scientifico e numerico.
Provo a spiegarvi perché la penso così, in due parole: per me gli Orientalisti sono un promemoria. Per chi è “dentro” (l’università, la ricerca) credo possano essere un promemoria di freschezza e di amicizia, per non cedere alla tentazione di blindarsi nell’autoreferenzialità. Avere dei rompiscatole non specialisti o addirittura non professionisti che hanno potenzialmente l’opportunità di chiederci conto del senso delle nostre astrusità non può che far bene. Per chi è “fuori” per i più vari motivi, sono un promemoria dell’utopia che fa e ha fatto parte delle nostre vite: come formazione, come interesse, come curiosità, come speranza. Qualcuno scriveva (per la precisione filologica, il giornalista Stefano Galieni, in un articolo su Liberazione del settembre 2003) che una cosa è un “orizzonte romantico e idealista”, una cosa è “l’utopia per cui vale la pena di restare in piedi… un vero e proprio orizzonte politico, a cui l’immiserimento di questo termine a volte ci ha disabituato, ma anche una concezione razionale del mondo, di come è, di come potrebbe essere, di quali siano i meccanismi che ne impediscono il mutamento. Forse perché oltre che parlare, scrivere, lottare, è necessario amare profondamente le persone e le cause per cui si agisce.”
Per me la ricerca è un po’ questo. Spero che non mi fraintendiate e che perdonerete questo piccolo sfogo a una presidentessa sentimentale che spesso (ma so di essere in buona compagnia) ha bisogno di ricordare a se stessa che senso ha avuto e ha tanta fatica.