Sta finendo anche giugno. Di tanto in tanto in questi giorni ho pensato che è un po’ strano che in questo blog io stia scrivendo solo di Meryem, se dorme, quanto dorme, se mangia, quanto mangia (mi darete atto che l’avvincente argomento cacca finora ve l’ho risparmiato). O forse non è strano affatto, ma non posso che prendere atto di essere arrivata a una situazione diametralmente opposta da quelle di partenza: quando ho aperto il mio primo blog, quello sui rifugiati, mi ero ripromessa di scrivere solo ciò che in un certo senso “meritava” di essere scritto. Alcuni dei primi post erano, se non letterariamente belli, almeno molto sentiti. Poi c’è stato un grande cambiamento – molti grandi cambiamenti – e prima ho ceduto al blog come diario adolescenziale e infine ho scoperto il suo potenziale più grande: diventare un luogo di socializzazione.
Ora, non vorrei che pensaste che non mi importa più di tutto il resto. Dell’orientalistica e della tragedia dell’università e della ricerca; dell’immigrazione e dell’asilo, che nel frattempo è diventato un po’ il mio lavoro, e di tutto quello che c’è dietro; della “politica”, che a tratti non si sa nemmeno più che voglia dire. Mi importa perché, anche se un po’ travolta dagli eventi, sono sempre io. E si aggiungono anche altri argomenti, più connessi al mio nuovo ruolo, di cui avrei voglia di parlare. Il principale è senz’altro il tema dell’educazione, in particolare della scuola primaria. Attraverso i miei nipoti più piccoli assisto a situazioni che mi lasciano molto perplessa e di cui credo varrebbe la pena di discutere. Solo un esempio, ché la belvetta mi reclama: vi pare normale che all’animazione estiva organizzata dalla scuola si organizzi una sfilata in cui le bambine (6-7 anni) fanno una passerella e i maschietti danno loro dei voti? Quando mia sorella ha chiesto lumi su come dovesse vestire la bambina – la povera ingenua inizialmente pensava a una sorta di sfilata di Carnevale – le è stato risposto testualmente: “Me no, signora, i vestiti non servono. E’ più che altro una questione di portamento. Magari le metta una magliettina corta”. Ma a voi pare normale?
No, non è normale. Sembra ci sia un progetto occulto di distruggere completamente il nostro paese. E ovviamente non può che cominciare dalla scuola. Una bella rivoluzione culturale al contrario.
Poi, Chiaretta bella, il blog è un tuo mezzo per comunicare, e comunicare quello che vuoi, quello che senti. Non preoccuparti se per il momento è incentrato su Meryem, è normale. ti abbraccio
Dafne
non è normale
anzi è grave
attrezzati per educare e difendere tua figlia che è una donna
elena (una assidua)
È abominevole, questa cosa!
Giuro che non pensavo si potesse arrivare a tanto.
Se proponessero una cosa del genere in una struttura frequentata da Amelia, mi scatterebbe la denuncia automatica.
Piuttosto insegnatele a ballare la lap dance, ma non fatele credere che sia sano e normale farsi dare dei voti dai maschi per come si cammina o si ammicca!
E parla una che fa danza del ventre, ma per se stessa e per le sue compagne, non certo per i maschi arrapati.
Bacione
Chiara
PS: purtroppo temo che dovrà passare un bel po’ di tempo prima che riusciamo a scendere a Roma… quando sarai più tranquilla ti chiamerò e ti racconterò le ultime novità 🙂