La comicità, quella vera, quella della vita vissuta, nasce spesso da gustosi fraintendimenti. Sprattutto per questo sono convinta che la trasferta milanese meriti che io spenda qualche parola. Riguardo alla parte già strutturata, lo spettacolo “Mamma che ridere”, credo che si sia già espressa in modo esaustivo Lanterna, di cui condivido sostanzialmente i commenti. Ma permettetemi di integrare sulla seconda parte della serata, quella che è sfuggita alle telecamere.
Le romane guardavano a Milano con speranza e timida aspettativa. Milano = trasgressione; Milano = bisboccia di portata nazionale, e persino un po’ international. E poi la notte fuori, con l’effetto gita scolastica. Si favoleggiava di pigiama party e gioco della bottiglia. Ci mancavano alcune informazioni base. A Milano di lunedì sera non si esce. Non fa fino. Non si usa. E’ molto out. Ma se proprio tu fossi uno sfigato romano che vuole uscire, la prima mossa sarebbe spostarsi dal centro. Lo sanno anche i bambini. E che, pensavate che i navigli siano a S. Babila? Ogni milanese punterebbe deciso verso la periferia, per trovare la movida, o – se vuol proprio esagerare – farebbe rotta su Abbiate Grasso, un nome un programma. Ecco dunque la sprovveduta comitiva che si trova fuori spazio tempo, ovvero a piazza S. Carlo alle 11 di sera.
Ormai in balia di Ivan Drago, cerchiamo invano di darci un tono. Parte l’asta del panino avanzato. Minacciosissimo, il torvo cameriere piazza i sandwich al salmone, ma si incaglia sulle piadine. L’aria è tesa. Il vassoio espositore sta per volare sulle nostre teste. Poi qualcuno vira sulla pizza. “Sapete già quali?”, ringhia il nostro. “Tre margherite”, azzarda impavida Silvia GC. Fare l’avvocato in queste circostanze fa la differenza. “In ordine!”, minaccia Drago. Ordinatamente ci sottoponiamo alle forche caudine dell’alzata di mano. Ma la nostra resa è stata sancita definitivamente dalle bevande. “Coca Zero”, sospira qualcuna. “Fanta”, geme un’altra. “Acqua tonica”, azzarda una terza. “Acqua minerale. Naturale”, chiosano infine le ultime. La bibita più trasgressiva che ha toccato il tavolo è stata una birra media. E che birra. Sgasata al punto giusto, quasi imbevibile. Ben vi sta, depravati alcolisti.
Inutile dirvi che al rientro in albergo l’euforia era alquanto contenuta. Quando il portiere ha lungamente insistito per sapere chi volessi in camera con me (per qualche misteriosa ragione, avevo una doppia) ho dovuto confessare la triste realtà: sola, solissima. Raramente la mia coscienza, pur tendente al candido, è stata più immacolata di così.
Apperò, agghiacciante! A saperlo, sarei venuta io a farti compagnia in camera. Il mattino successivo ci avrebbero ritrovate afone e irrimediabilmente orfane di salivazione.Oltre ad avere un'anima candida, esimia collega, sei sicuramente una donna di parola.Un abbraccio
io sono andata via prima perchè temevo che ci avrebbe chiuso il gazebo in testa per farci sloggiare…:)polly
lo so, mi sono vergognata di vivere a milano. la prossima volta tutti in brianza a divertirci!
I-N-VI-DIA! nONOSTANTE.mmmsterdm
La bevanda trasgressiva per eccellenza è stata quella di mio marito.Dovevamo andare a Milano per vedere una birra conciata in quel modo, infilata in un vaso di fiori da cimitero.E quando il portiere insisteva sulla tua doppia io ho sperato che avessi un amante ad attenderti dietro la colonna. 😀
Acqua tonica per me, grazie! Pensa che ci facevo mettere del gin quanto mi sarebbe costato. Quanto a comicità senza dubbio bella e vera la seconda.
Sorge spontanea la domanda: ma prendere una metro? Un taxi? Un autobus? E spostarvi ai navigli o in altre zone più vivaci? Mi è dispiaciuto molto non esserci… ma sta pizzaccia non la rimpiango :PPP
mannaggia, mannaggia, la prossima volta saremo più furbe pure noi milanesi…