Sabato con le balene

“Ma le balene hanno bisogno di respirare fuori dall’acqua?”. A Nizam sembrava sfuggire il presupposto essenziale per cogliere l’intera trama di “Qualcosa di straordinario“, omaggio estivo del progetto Mamma Blogger Club di Universal. “Ma certo, papà. Non vedi che fanno gli spruzzi? Così loro respirano. Me l’ha detto Barbazoo”. E poi dicono che i cartoni di RaiSatYoyo non sono educativi. Meryem comunque di lì a poco si è stufata e si è messa a disegnare e scrivere sul quaderno del film, che oggi si è portata anche con sé nella sua trasferta settimanale in campagna. In effetti a cinque anni è ancora presto per seguire una trama del genere, che invece io e Nizam ci siamo goduti, debitamente sbracati sul divano.

Non avevo letto recensioni brillanti di questo film (Mymovies addirittura gli attribuisce una sola stella), quindi ammetto che non nutrivo grandi aspettative. Invece mi sono dovuta ricredere. E’ certamente un film leggero, adatto a tutta la famiglia, ma offre anche alcuni spunti di riflessione non banali, al di là della facile commozione che la storia della famiglia di balene non manca di suscitare.

Credo sia un’ottima dimostrazione di come una straordinaria successione di casualità (il telegiornale nazionale che deve riempire un buco di un minuto e mezzo) e di interessi complessi e apparentemente contrastanti abbiano concorso a trasformare un episodio come tanti ne avvengono senza che nessuno lo sappia in un caso straordinario, per cui mobilitare l’esercito e la diplomazia internazionale. Mi è piaciuto vedere l’attivista di Greenpeace (Drew Barrimore) dipinta con tutti i suoi limiti, che deve necessariamente imparare a mettere da parte perché l’operazione vada avanti: protagonismo, tendenza a giudicare moralmente gli altri, incapacità di comunicare in modo efficace. Interessante la scena in cui l’odiosa reporter a cui rimprovera di avere a cuore solo l’audience le fa notare che sì,  lei avrà pure a cuore le balene, ma è l’audience che fa muovere i politici, che alla fine – pur non interessati alla causa in sé – ne rendono concretamente possibile la risoluzione. Bella anche la scena in cui l’ex fidanzato che la riprende con la telecamera le trancia brutalmente il discorso catastrofista da manuale dell’ecologista arrabbiato e la provoca affinché dica invece ciò che “il pubblico” vuole sentire: empatia, emotività, poesia.

Non ci sono nel film personaggi troppo buoni o troppo cattivi. Ci sono personaggi sgradevoli, antipatici, ma nessuno è caricaturale. Persino il petroliere, che all’inizio si candida a rivestire il ruolo di Satana, a modo suo mostra aspetti meno banali nello svolgersi della vicenda. Stupendi i piccoli imprenditori del Minnesota, piombati dal nulla e adottati da una squadra come minimo eterogenea.

Si sorride, ci si commuove e ci sono anche spunti per una bella chiacchierata in famiglia, magari davanti a un bel gelato.

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