Espedienti


Non è che si può essere sempre frizzanti.  Persino per una come me, che vive meglio fuori casa che dentro, la giornata di ieri fin dalle prime ore della mattina si preannunciava tutta in salita. Intanto il clima. Il ghigno bollente di Caronte arroventava il vialetto condominiale. Queste ondate di calore, da quando hanno un nome, sono molto più sicure di sé. Poi la desolazione. Poche cose danno l’idea della vuotezza come il quartiere di Monteverde una domenica di fine luglio.

Aggiungiamo l’umore della sottoscritta. Omicida. In questi giorni mi sento in forma come un lottatore di sumo alla vigilia della pensione. Ho iniziato a pensare ai bagagli delle vacanze e questo ha comportato che mi mettessi a provarmi i vestiti estivi. Pessima idea.  Il sabato poi mi aveva lasciato simpatici strascichi di litigate e discussioni che durante la notte sembravano fermentate in una miscela esplosiva. Sarebbe bastato un pretesto qualsiasi per dare la stura a un fiume in piena di recriminazioni.

Si configurava un’emergenza che, come tale, richiedeva misure straordinarie. Temporeggiando e ringhiando quanto bastava, mi sono fatta accompagnare alla videoteca a riconsegnare un film noleggiato la sera prima. Sono ricaduta in questa pratica un po’ vintage, che fa tanto anni ’90. Ho ricaricato la mia tesserina magnetica e ora sfoggio orgogliosamente la mia appartenenza al popolo dei possessori di computer troppo malmessi per essere utilizzati per la visione di film. Schivando le api che hanno fatto il nido negli interstizi del distributore, ho riconsegnato “Il mio nome è Khan” (film stupendo, peraltro).

E allora mi è balenata in mente la via di fuga. Ho indetto sul momento la giornata DVD senza limiti. Ho noleggiato “Barbie e l’avventura nell’oceano” e ho comunicato alla Guerrigliera il programma della giornata, che è stato: film 1, film 2, pranzo, impostazione lista valigie, passeggiata al distributore, film 3, passeggiata al distributore con gelato, doccia, cena, film 4, letto. Dei film visti posso dirvi che “Barbie e l’avventura nell’oceano” non mi è dispiaciuto affatto (Meryem era entusiasta e si è messa a fare surf sul bracciolo del divano) , “Up!” mi è piaciuto molto (meno alla Guerrigliera), “Barbie e l’avventura nell’oceano 2” non era all’altezza del primo e “Dragons. Il dono del drago”, sequel di Dragon Trainer, è stata una grande delusione soprattutto perché non sapevo che era un cortometraggio. Sì, avete capito bene. Me li sono sciroppati tutti anche io, senza sconti.

Alla fine della giornata, scherzando, ho sottolineato a Meryem l’eccezionalità della cosa. Non è che da ora in poi passeremo i nostri giorni spiaccicate davanti al dvd. “E non lo dire a nessuno che mamma ti ha dato il permesso di vedere quattro film di seguito!”, ho aggiunto scherzando. “Posso dirlo solo a L.?”, ha ribattuto lei, ghignando. No, Guerrigliera, far schiattare di invidia l’amichetta non è un bel sentimento. Ma resta pur sempre nobile in confronto ai pensieri che covavo io al risveglio, e che poi ho annacquato in un mare brulicante di delfini rosa glitterati.

Se fossi te


“Che vuoi fare da grande, Meryem?” “La pop star”. Siamo in macchina su nel nord e mia figlia con questa risposta mi ricorda che prima di partire abbiamo guardato insieme un altro dei DVD inviatici dalla Universal e, precisamente, Barbie: la principessa e la popstar. Mi era passato di mente, lo confesso. Non sono una appassionata dei film di Barbie, che invece Meryem guarda sempre volentieri. Questo, in particolare, racconta la storia di Barbie-principessa e del suo idolo, la popstar Kiera (Ghira, nella personale versione di mia figlia). Le due si invidiano reciprocamente e, con un tocco di magia di cui entrambe sono provvidenzialmente dotate, si scambiano l’identità per un giorno. E poi tutti cantarono, felici e contenti. In estrema sintesi.

Poi, come vi dicevo nell’altro post, ho comprato a Meryem questo libro, che curiosamente racconta una storia in qualche modo simile: la principessa Bianca, sempre in disordine e monella, scappa e viene molto apprezzata dal re dei draghi; contemporaneamente la draghetta, sgridata dai suoi perché sempre troppo pulita e incipriata, viene accolta con giubilo alla corte umana. Salvo poi realizzare che ciascuno sta meglio a casa sua, per il semplice fatto che comunque alle due figlie manca il proprio papà criticone (e viceversa). La forma in questo caso mi piace di più, rime e disegni rispondenti al mio gusto. Ma il tema è lo stesso, come anche Meryem ha notato (anche se qui la situazione è resa paradossale dalla vistosa differenza, anche di specie, tra le due: “Ma come fa una draga a vivere con gli uomini?”, mi chiedeva Meryem).

Tra i quaranta anni e la fine dell’anno, i bilanci si sprecano. E allora, pensando questo post, mi sono trovata a fare questo gioco: vorrei essere qualcun altro/a, almeno per un giorno? Ricordo che all’università ho desiderato di essere una mia amica più giovane, di nome Francesca, che ai miei occhi incarnava il successo professionale e personale. Recentemente, su Facebook, sono tornata in contatto con una mia compagna di classe delle medie, che era molto graziosa e corteggiata: non dico che all’epoca avrei voluto essere lei, ma certamente, almeno per un po’, avrei voluto non essere proprio me stessa. Anche oggi, a tratti, mi sfiora il pensiero che vorrei essere come qualcuna delle mie splendide amicizie bloggarole. Per non finire male come Paride buonanima, non ne nominerò nessuna in particolare, ma ne ho in mente certamente almeno due o tre (ma anche quattro o cinque). Poi però ci penso meglio e mi rendo conto che davvero ciascuna di noi ha le sue croci, i suoi pesi, i suoi punti di forza e i suoi cedimenti. Che le “fortune” sono frutto di scelte e, perché no, anche di rinunce e che in questa vita niente è gratis. Poi ci si mette anche Facebook, a ricordarmi che questo che sta finendo – che istintivamente avrei definito un anno davvero tosto e amaro – in realtà è stato anche un periodo pieno di belle sorprese, di incontri, di viaggi e di sorrisi. Allora, vi dirò, forse per un giorno mi scambierei solo con mia figlia, per la curiosità di vedere il mondo con i suoi occhi.

E voi? Con chi vi sareste cambiati la vita, per un giorno? E adesso?

Truffole d’autunno


“Ma quegli alberi… esistono davvero???”. La Guerrigliera contempla incantata le chiome colorate morbide come piumini che sono in qualche misura protagoniste di “Lorax, il Guardiano della Foresta”, ultimo dvd inviatoci in visione dalla Universal. A sottolineare l’urgenza del quesito, mi agitava sotto il naso la splendida matita a forma di truffola, saltata fuori dal pacchetto insieme al film.

Ecco, io adoro la fantasia. Io sono quella che ha fatto scrivere nella ricerca di storia del bambino a cui facevo la babysitter che Cesare aveva conquistato tutta la Gallia tranne il villaggio di Asterix. Io voglio profondamente che nella testa di mia figlia ci sia sempre (a qualunque età) spazio per cose fantastiche, colorate e liberamente fluttuanti. Le truffole mi parevano ottime candidate.

Però… Però mi è venuto in mente che per tutto l’anno a scuola lavoreranno sul tema dell’albero, come ci è stato illustrato con grande serietà alla riunione di classe. Sfere di competenze linguistiche e di manualità. Lavoretti di riciclo del legno nelle sue diverse consistenze. Approfondimento della stagionalità (questo ci è già costato la frenetica raccolta di foglie dell’autunno durata l’intero weekend). Questo pensiero mi ha fatto esitare un momento di troppo. La guerrigliera mi ha guardato con un filo di delusione: “No, vero? Sono solo in questa storia”.

Però è una bella storia. Colorata, lieve, forse un po’ troppo esplicitamente educativa per i miei gusti (ma sono certa che alle maestre piacerebbe). Il mio personaggio preferito? Ovviamente la nonna! Indimenticabile specialmente la scena in cui simula il rimbecillimento totale al solo scopo di esasperare la figlia e lasciare il campo libero alle avventure del nipotino. Non so perché, ma mi ricorda un po’ mia madre…

Sabato con le balene


“Ma le balene hanno bisogno di respirare fuori dall’acqua?”. A Nizam sembrava sfuggire il presupposto essenziale per cogliere l’intera trama di “Qualcosa di straordinario“, omaggio estivo del progetto Mamma Blogger Club di Universal. “Ma certo, papà. Non vedi che fanno gli spruzzi? Così loro respirano. Me l’ha detto Barbazoo”. E poi dicono che i cartoni di RaiSatYoyo non sono educativi. Meryem comunque di lì a poco si è stufata e si è messa a disegnare e scrivere sul quaderno del film, che oggi si è portata anche con sé nella sua trasferta settimanale in campagna. In effetti a cinque anni è ancora presto per seguire una trama del genere, che invece io e Nizam ci siamo goduti, debitamente sbracati sul divano.

Non avevo letto recensioni brillanti di questo film (Mymovies addirittura gli attribuisce una sola stella), quindi ammetto che non nutrivo grandi aspettative. Invece mi sono dovuta ricredere. E’ certamente un film leggero, adatto a tutta la famiglia, ma offre anche alcuni spunti di riflessione non banali, al di là della facile commozione che la storia della famiglia di balene non manca di suscitare.

Credo sia un’ottima dimostrazione di come una straordinaria successione di casualità (il telegiornale nazionale che deve riempire un buco di un minuto e mezzo) e di interessi complessi e apparentemente contrastanti abbiano concorso a trasformare un episodio come tanti ne avvengono senza che nessuno lo sappia in un caso straordinario, per cui mobilitare l’esercito e la diplomazia internazionale. Mi è piaciuto vedere l’attivista di Greenpeace (Drew Barrimore) dipinta con tutti i suoi limiti, che deve necessariamente imparare a mettere da parte perché l’operazione vada avanti: protagonismo, tendenza a giudicare moralmente gli altri, incapacità di comunicare in modo efficace. Interessante la scena in cui l’odiosa reporter a cui rimprovera di avere a cuore solo l’audience le fa notare che sì,  lei avrà pure a cuore le balene, ma è l’audience che fa muovere i politici, che alla fine – pur non interessati alla causa in sé – ne rendono concretamente possibile la risoluzione. Bella anche la scena in cui l’ex fidanzato che la riprende con la telecamera le trancia brutalmente il discorso catastrofista da manuale dell’ecologista arrabbiato e la provoca affinché dica invece ciò che “il pubblico” vuole sentire: empatia, emotività, poesia.

Non ci sono nel film personaggi troppo buoni o troppo cattivi. Ci sono personaggi sgradevoli, antipatici, ma nessuno è caricaturale. Persino il petroliere, che all’inizio si candida a rivestire il ruolo di Satana, a modo suo mostra aspetti meno banali nello svolgersi della vicenda. Stupendi i piccoli imprenditori del Minnesota, piombati dal nulla e adottati da una squadra come minimo eterogenea.

Si sorride, ci si commuove e ci sono anche spunti per una bella chiacchierata in famiglia, magari davanti a un bel gelato.

Peppa è già parte della nostra vita (ahimè)


L’ultimo pacco della Universal conteneva una incredibile borsa dell’acqua calda a forma di stivale e un dvd dell’Universal Miniclub con 10 episodi di Peppa Pig. Sospiro. Peppa Pig è una vecchia conoscenza per Meryem e me. Abbiamo visto e rivisto episodi su Rai Yoyo e persino su Youtube (in varie lingue). Vi offro una breve rassegna delle principali influenze che il porcellino britannico ha sulle nostre vite:

1) Saltare su e giù nelle pozzanghere di fango. Per fortuna è sempre chiaro, anche dai cartoni, che è necessario indossare stivali di gomma per dedicarsi a questo divertimento che, a detta della famiglia Pig, piace a proprio a tutto. Certo che poi, quando per caso si trova a indossarli, nulla la trattiene… (ma ci sono blogger più celebri di me che hanno lo stesso problema).

2) L’uovo alla coque. Meryem dopo averlo visto mangiare da Peppa e George lo pretende. Mi ha detto bene. Già le frittelle attaccate sul soffitto mi avrebbero messo maggiormente in difficoltà.

3) La canzoncina della stella polare. Mi perseguita da quasi due anni. “Luccica, luccica…”. Non c’è verso di trovarsi in macchina, in tram o a piedi al calar delle tenebre senza che la Guerrigliera parta a squarciagola con questa melodia fortemente evocativa.

Probabilmente ci sono altri elementi, che ora rimuovo. Io invece, tutte le volte che mi trovo davanti a un cartone di Pepa Pig, mi chiedo: ma la signora Coniglio è una persona così inaffidabile da perdere il lavoro a ogni episodio? Il suo caso andrebbe segnalato al sindacato. L’ho vista vendere gelati, fare la bigliettaia al museo, vendere palloncini, fare la truccabimbi alle feste (ma sa fare solo il trucco da tigre, qui forse si capisce che sia stata defenestrata), guidare treni e pullman per le gite scolastiche, fare la pompiera volontaria, persino gestire uno sfasciacarrozze. Alla faccia della flessibilità. Gli altri personaggi, viceversa, sembrano avere dei posti fissi: il signor Zebra fa il postino, nonno Cane guida il carroattrezzi, il signor Volpe fa il piazzista porta a porta (vabbè, lui è piuttosto un libero imprenditore, diciamo). Il signor Pig lavora in ufficio, mentre la signora Pig, mamma moderna, lavora da casa con il computer. Non si capisce bene che tipo di telelavoro sia: apparentemente scrive lettere e poi le stampa faticosamente con una stampante a aghi (l’unica rimasta sulla terra, probabilmente) che fa un chiasso indiavolato. Mandare una mail no?

Ma sto divagando. Meryem ha salutato con entusiasmo la sua amichetta storica. Chissà che faccia farà quando vedrà lo stivale del Gatto con gli Stivali, che per ora ho lasciato in ufficio.

Ma è una femmina!


Tempo fa, alla festa di compleanno di un’amichetta, a Meryem è stato regalato un gatto con gli stivali di plastica. Per una volta, dunque, all’arrivo del pacchetto della Universal, mi sentivo meno impreparata del solito. Avevamo persino il gadget! Sabato, rientrate dal parco, ci siamo dedicate alla visione del film, che avevo accuratamente evitato di guardare sul volo della Emirates per Bangkok per non rovinarmi la sorpresa di gustarmelo insieme a mia figlia.

Credo che fossi l’unica al mondo a non sapere di chi è la voce del protagonista. Prima piacevole sorpresa: Antonio Banderas! L’inizio del film è piuttosto concitato e ho temuto che Meryem, che ha quattro anni e mezzo, non riuscisse a seguire bene la storia. E invece siamo state catapultate subito nel vivo. La scena cruciale, quella che ci ha definitivamente conquistato, è stata decisamente quella che inizia così… “Mamma, ma è una FEMMINA!”,  la Guerrigliera ha fatto  eco con tutto il suo stupore alla battuta del protagonista. Il nostro pupazzetto ha assunto tutta un’altra luce: non lui, ma lei, Kitty (con la voce di Salma Hayek, per la cronaca).

La scena del duello di ballo, ripresa nei titoli di coda, mi ha ricordato per maestria quella, famosissima, degli Aristogatti. Il mix di favole funziona, eccome. L’oca dalle uova d’oro e la sua mamma, in particolare, hanno colpito parecchio l’immaginazione di mia figlia. Come messaggio, è a prova di educatore. Amicizia, solidarietà, gratitudine, riscatto… senza mai essere stucchevole. Bellissimi e inaspettati alcuni gesti, dove il colpo di scena sottolinea la pregnanza della scelta generosa.

Meryem ha apprezzato molto anche il contenuto speciale, la storia del Gatto alle prese con i tre Diablos. Nel suo racconto concitato al padre, che è stato omaggiato dell’adesivo dei tre micini staccato dalla custodia del dvd, anche questo più breve video ha avuto un posto d’onore. Ma la Guerrigliera ha deciso: questo film il padre lo dovrà vedere con i suoi occhi. Scommetterei che non gli dispiacerà. Già ieri si è staccato a fatica dallo schermo per andare a lavorare, mentre le note del flamenco crescevano di intensità…

Grazie, Iunicorn!


Ci sono certe mattine di festa in cui faresti qualunque cosa per tornare momentaneamente indietro di una manciata di anni. Quelli che basterebbero perché non ci fosse una molla saltellante di un metro e spicci a tirarti giù dal letto a prescindere. La sera prima hai fatto la splendida: hai fatto tardi, hai sbevazzato e ti sei abbuffata di ogni sorta di pietanza portata dalle tue ospiti in imbarazzante abbondanza. Ti sei persino un po’ pavoneggiata perché tua figlia era a letto a dormire prima dell’inizio della cena e non si è neanche svegliata, nonostante il casino fatto. Però… chi va a letto presto, si sveglia presto. Prestissimo. All’alba, direi. Mentre lotti per tapparti la testa con quel che resta del piumone, l’immortale verso di De André ti rimbomba nelle orecchie: “Femmina un giorno e poi madre per sempre…”. Con una breve invocazione a S.Erode, le cui gesta vengono celebrate in queste giorni anche dalla liturgia, cerchi l’unica cosa che può ammorbidirti l’impatto con il mondo: un diversivo.

E così, ancora in stato di semi-incoscienza, ho ripensato al pacchetto della Universal. Dora l’Esploratrice fa al caso nostro. Le avventure di Dora nella foresta incantata è un cartone senza troppi fragorosi effetti sonori, in grado di intrattenere piacevolmente la Guerrigliera con quel tanto di interattività che la tiene avvinta (ok, ogni tanto urla “Mappaaaaa!”, ma tutto non si può avere) e ci ha permesso di oliare il nostro ingresso nella mattinata di festa con una piacevole e rilassante visione di un mondo traboccante di fiori e funghetti, dove il candido unicorno (“Iunicorn!”, come dice Meryem) si appresta a diventare re. Mi piacerebbe che il suo corno magico potesse creare uno scudo sotto il quale sonnecchiare un altro pochino…. Zzzzzzz…..

Un ragionevole pareggio


Tornata dalla Svezia ho trovato in ufficio un pacchetto della Universal che conteneva ben 3 dvd e… una pantegana rosa. Cioè, probabilmente si tratta di un criceto, ma dovete scusarmi, Zhu Zhu Pets ancora non l’abbiamo guardato. Il sorcio ha avuto un grandissimo successo e imperversa su tutte le superfici di casa mia. Ai dvd abbiamo iniziato a dedicarci ieri sera.
Qui è sorta una controversia tra me e Meryem. Io tifavo spudoratamente per “La squadra di soccorso di Diego”. Lei, data un’occhiata all’immagine di copertina, ha dichiarato: “Ma è bruttissimo”. L’occhietto della Guerrigliera era infatti attirato dall’abbacinte rosa di “Barbie. L’accademia per principesse”. Ma io ho tenuto duro, usando l’argomento del tempo a disposizione. Prima di dormire potevano entrarci un paio di episodi, ho spiegato a mia figlia, ma non un film intero. “Ma io voglio un cartone da femmine”, ha brontolato ancora lei. Ci sono anche soccorritrici di animali femmine, le ho fatto notare. “Voglio un cartone di SOLE femmine!”. Eh, no. Il femminismo deteriore sul mio divano Ikea non è ammesso. Meryem frattanto già iniziava a ricredersi, alla vista dei primi cuccioli.
L’esperienza è stata positiva. Ho trovato il cartone, pur non brillantissimo come ritmo, comunque adatto all’età di Meryem (4 anni e mezzo) e pieno di notizie interessanti. Dopo un po’ lei interagiva eccome. Correva su e giù dal divano allo schermo, indicando con il ditino le risposte giuste alle domande “di verifica”. Stamattina non solo ha voluto guardare i due episodi che restavano, ma ha anche voluto rivedere il primo e ripassare tutti gli animali che erano stati tratti in salvo,dall’ornitorinco alle raganelle dagli occhi rossi. Insomma, si è divertita molto. A un certo punto mi ha chiesto perplessa perché i protagonisti parlino un po’ in italiano e un po’ in inglese, ma si è fatta comunque coinvolgere e ripeteva anche i numeri in lingua, non senza una certa fierezza. Io posso solo osservare che come pronuncia Manny Tuttofare mi pare meglio, ma sono piccolezze.
Però oggi ho dovuto, per giustizia, affrontare i miei pregiudizi, nella persona di Barbie/Blair. Meryem aspettava con ansia e io, in fondo, sono aperta alle novità. Ho scricchiolato più volte durante la visione della prevedibile versione modernizzata di Cenerentola, con colpo di scena finale. Non mi piaceva molto la situazione di disagio della protagonista finita per caso (una vincita a una lotteria) in una accademia di snob in cui le viene fatta pesare la sua diversità. Meryem stessa, dopo poche scene, ha commentato che sperava che Blair tornasse a fare la cameriera, perché “lei è timida”. Tuttavia, sebbene io soffrissi un po’, Meryem ha seguito attentamente fino alla fine. Mi verrebbe da dire che lo ha fatto con meno entusiasmo del cartone precedente, ma non sarei onesta: Barbie è un film, non deve essere interattivo. Insomma, a lei è piaciuto e alla fine neanche io posso parlarne troppo male: nonostante le apparenze, i messaggi sono ineccepibili, dal punto di vista educativo. Nessuno può farti sentire inferiore, c’è una principessa in ciascuna di noi, etc. Non mi ha conquistato, non l’avrei acquistato, ma si tratta meramente dei miei gusti personali.
Ho cercato fino all’ultimo, un po’ meschinamente, di vincere e oggi ho chiesto a Meryem, a freddo, quale dei due dvd le fosse piaciuto di più. “Tutti è due”, ha risposto salomonica la Guerrigliera. “Del primo mi sono piaciuti i cuccioli e il modo in cui li salvavano. Erano proprio bravi!”, ha poi precisato. “Del secondo… la mamma che ballava bene!” ???? Quale mamma? Boh. Forse mi ero appisolata un momento. “Ma sì, poi è diventata principessa lei, la cameriera. E tutto è andato bene”. Già. Vissero felici e contenti. Ballando una musica disco davvero terribile, se mi consentite un’ultima frecciatina. Vi prego, le principesse continuate a farle ballare il valzer, preferibilmente di Strauss. Ho un’età, io.

Hop! Iniziamo una nuova avventura…


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Eccoci qui. Quando ho ricevuto l’invito di Iolanda a partecipare a questa iniziativa della Universal Picture Italia, ho pensato che capitava al momento giusto. Meryem finora è andata al cinema solo due volte e non ha visto molti film in dvd. L’opportunità di ricevere in visione gratuitamente alcuni film di animazione mi avrebbe consentito, in un colpo solo, di fare un figurone con mia figlia e di iniziare a discutere di cinema con lei. Meryem solitamente non le manda a dire e mi tentava troppo l’idea di recensire qualche pellicola con il suo apporto. Cars II, uno dei due film che ha visto sul grande schermo, l’ha definito piuttosto noioso, per dire. Io poi posso anche tradurre questa presa di posizione un po’ netta in una frase del tipo “la trama è forse un po’ complessa per una bimba di 4 anni”. Ma la sostanza resta quella: non le è piaciuto granché.

Veniamo quindi al film con cui abbiamo iniziato le nostre visioni casalinghe, Hop. Vi dico subito che la Guerrigliera ha decretato che le è piaciuto, molto più di Cars II. Aveva qualche problema solo con “l’uccellino giallo” (=il pulcino Carlos): le è sembrato davvero molto antipatico e, francamente, non so darle torto (anche se io trovavo l’accento del piumato golpista semplicemente irresistibile). La fabbrica dei dolci di Pasqua l’ha conquistata assolutamente: ci tiene a far sapere che lei ci lavorerebbe volentieri in un posto così. Inizialmente mi diceva che avrebbe preferito un film interamente a cartoni animati, ma alla fine il povero protagonista doppiato da Luca Argentero si è conquistato la sua stima. E’ stato bravo, sostiene mia figlia. Quindi è scusato per il fatto di essere umano.

Ma la vera marcia in più del film è stata la musica. Ai titoli di coda Meryem aveva allestito una postazione di percussioni nel mio salone e le dispiaceva solo non riuscire a ballare come si conveniva e scatenarsi alla batteria nello stesso momento. Si alternava tra una attività e l’altra, facendo integrare a me quella che era costretta a sospendere per mancata ubiquità. E così mi sono assicurata anche una congrua dose di fitness!

Come adulto mi sento di aggiungere che si tratta di un buon film per un pomeriggio tranquillo. Il messaggio sul rapporto padre-figlio e sulle aspirazioni mi è piaciuto abbastanza e mi pare sia stato colto da mia figlia (4 anni). Il limite, ovviamente, è la scarsa familiarità di noi italiani con la tradizione del coniglio pasquale. Questo coniglio sembra fare un po’ il verso a Babbo Natale, il che da un lato aiuta, dall’altro sembra un po’ forzato. Va detto però che alla fine i bambini si fanno meno domande dei grandi. Meryem ha registrato che “coniglio pasquale” è una professione come un’altra – e da un certo punto di vista ilfilm non la smentiva particolarmente.

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