Eh, però…

Ricordo bene quando questo blog è stato la finestrella che mi sosteneva nella stanchezza e mi salvava dalla solitudine della maternità. E’ un’esperienza comune a molte donne (uomini meno) e per qualcuno è diventata una forma artistica o un lavoro. Poi i figli crescono. Lo spannolinamento è un’angoscia lontana e, grazie a Dio, accuratamente rimossa. Resta altro, molto altro. Resta tutto il resto. A ognuno il suo resto.

Per me, oggi, il resto è soprattutto il mio lavoro. O piuttosto, il motivo e la finalità ultima del mio lavoro. Qualcosa che una volta era assai più intimo della scelta “ciuccio sì, ciuccio no”. Che interessava in media assai meno del corso di psicomotricità del nido di mia figlia.

Oggi apparentemente il mondo è cambiato. Dei rifugiati tutti sentono parlare. Sui migranti (c’è differenza, diranno a questo punto i più saputi) tutti hanno un’opinione. E la condividono eccome. A volte sommessamente, a volte in tono sarcastico. Spesso condendola con tracce di teorie sociologiche e economiche che verosimilmente io non sono in grado di capire. Talora con sincero intento didattico.

Vi ricorda qualcosa? A me sì. Mi ricorda quando Meryem aveva due mesi e mi straziavo e mi incupivo per i commenti idioti e gratuiti di familiari, conoscenti e perfetti sconosciuti (qui un post dell’epoca). Persino allora, con l’ormone sballato, riuscivo a distinguere tra un arricchente confronto e una fesseria (anche se la seconda mi faceva comunque piangere). Anche oggi dunque dovrei essere in grado di sapere che 16 anni di vita camminando e arrancando a fianco dei rifugiati valgono ben più delle sentenze da quattro soldi degli esperti ripetitori dell’opinionista di turno.

Però, oggi come allora, capita di essere stanchi e sconfortati. Per lo meno capita a me, di continuo. Per fortuna, oggi come allora, trovo attraverso il web le mie consolazioni. Che poi, guarda caso, oggi vengono proprio dalla stessa persona che tante pacche sulla spalla mi diede all’epoca su nanna, pappa e altre piccolezze neogenitoriali. Grazie, Barbara.

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