Il caldo è esploso tutto insieme. Improvvisamente e per la prima volta nella mia vita mi trovo a desiderare di essere una che fa il cambio di stagione. Ma anche una che tiene la casa in ordine e che ha una ordinata routine domestica comoda, gestibile, razionale. Certe volte essere me è faticoso. Non posso negare che sia a volte divertente, stimolante e di soddisfazione. Ma caspita, che fatica.
Stamattina mi sono regalata del tempo per conversare con un amico di cui ho grande stima. Avevo bisogno di delucidazioni, ma soprattutto di parlare con qualcuno che non dica quello che vorrei sentire. Certe volte nelle scorse settimane conversazioni rilevanti sono avvenute tutte nella mia testa e sono rimaste, appunto, immaginarie.
Erano belle conversazioni. O piuttosto, bei monologhi. Qualcuno l’ho anche scritto. Poi l’ho riletto e mi sono compiaciuta. Ben pensati, ben esposti. Inutili sproloqui senza interlocutore.
Al lavoro tra le mie mansioni c’è quella di ascoltare e riprodurre monologhi più o meno simili. Non è un compito difficile. Ma ogni tanto mi viene agli occhi la visione di tutti noi che limiamo beati le nostre parole chiusi in bolle acusticamente isolate. È un’immagine triste, che implica una solitudine estrema.
Ma magari fa solo caldo.
ma che lavoro fai? 🙂
Lavoro in un istituto di ricerche sociali. Progetti, report, cose così.
Tosto, questo scritto. Bello, quindi.
“Inutili sproloqui senza interlocutore”.
Perché inutili? La fatica del pensare, dello scrivere… Sono cose che ti lasciano diverso da come eri prima di farle.