Ancora in piena ondata di contagi, cominciamo a vacillare, persino nell’ansia. Un po’ schiviamo, un po’ ci facciamo tamponi, ma in fondo in fondo questo Co-vid, normalizzato dall’esperienza di tanti amici, sta diventando qualcosa che prima o poi ci toccherà, o almeno inizio a pensarlo, per scaramanzia o per ragionevolezza.
Il tempo però, il nostro tempo, mi pare completamente trasformato. Io ho smesso, ad esempio, di fare programmi. Mi concentro su un orizzonte temporale di 24-48 ore. Un gigantesco cono di “Inshalla” ha avvolto la mia vita. E forse ora inizio a soffrirne leggermente di meno. Forse.
In qualche modo ho ridotto i motivi per rimandare le cose che vorrei fare. Se riesco, le faccio e basta. Sono andata al MAAM sulla Prenestina, dopo anni che ci pensavo. Ho comprato una macchina usata dopo 16 anni di patente inutilizzata. Non aspetto di capire bene i come e i se.
Guardo Meryem e mi chiedo per lei com’è questo tempo strano, allo stesso tempo sospeso e frenetico. La guardo e un po’ so già che non lo saprò mai, per molti validi motivi. Tratteniamo il respiro, qualche volta sullo stesso divano. E mi chiedo sempre la stessa cosa: come fare a lasciarla andare e a tenerla stretta allo stesso tempo, come farla essere libera e protetta. Non si può, semplicemente. Però è quello che dovrei fare, e neppure basterebbe.
Grazie molto, Chiara. Questo tuo pezzo che mi tocca molto. Bello. Buona giornata e buon tutto, Rosaria
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