15 anni, quasi 16

Ho iniziato questa settimana del compleanno di Meryem in preda a sentimenti contrastanti. Venerdì sarà il giorno della fanciulla, ma questi giorni me li prendo io per rimuginare.

Finisce la serie di anni in cui ho vissuto una parte importante delle mie conoscenze dei panni della “mamma di”. Ora, ma già da un paio d’anni almeno, mi dico che dovrei rientrare nei miei panni di persona con un’identità propria. Non dico di non averla, una personalità mia, non fraintendetemi. Ma la mia “identità relazionale”, anche qui sul web, è stata per molti anni legata strettamente e persino, in qualche modo, legittimata dal mio status di genitore.

In fondo in fondo essere fin qui riuscita a interpretare il ruolo di madre, che non faceva di per sé necessariamente parte delle mie aspirazioni da ragazza, lo considero di gran lunga il mio successo più significativo – a tratti, nei momenti di pessimismo, l’unico.

Ora ovviamente il compito è tutt’altro che concluso. Ma è decisamente arrivato il momento, non più rimandabile, di combinare anche qualcos’altro. Perché sinceramente per ripiegare nello stereotipo che pure pare tornato prepotentemente in voga di “moglie e madre esemplare”, mi manca almeno il 50% del ruolo (oltre al fatto di essere esemplare, naturalmente).

E allora? Bisogna che mi dia una mossa e che la smetta di cercare scuse e di nascondermi dietro mia figlia, che è certamente uno splendore, ma che proprio per questo non merita di farmi da paravento.

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