E’ periodo di open day e di iscrizioni online. Il tempo lungo delle elementari è agli sgoccioli e io mi trovo una figlia che ha un aspetto completamente diverso da quando, alla vigilia del primo giorno delle elementari, me la portai nella Chiesa del Gesù ad incontrare Papa Francesco con 400 rifugiati. Allora indossava una gonnellina a quadretti bianchi e rosa e un cerchietto con un fiore di stoffa. Oggi è più alta di diverse mie amiche e porta quasi solo leggings (ma preferirebbe gli shorts).
Cosa mi aspetto dalla futura scuola di mia figlia? Cosa vorrei dai suoi futuri insegnanti? Mi sono riletta il post che scrivevo all’inizio della scuola elementare. Oggi, evidentemente, i miei pensieri vanno a preoccupazioni molto cupe, a situazioni in cui l’alleanza a cui mi riferivo nel post, quel sentirsi ideale dalla stessa parte, potrebbe essere seriamente compromesso. Ma cerco di concentrarmi sul positivo, come mi raccomanda sempre Meryem. Cosa sono le cose importanti che mi aspetto? Provo a fare un elenco in ordine sparso.
- Aprire a mia figlia porte di curiosità, soprattutto sulle moltissime cose e materie che io ignoro. Permetterle di scoprire cosa la appassiona, cosa conta per lei, per cosa vale la pena di impegnarsi. Contribuire a renderla libera, anche dai miei desideri e dai miei sogni su di lei.
- Offrirle una palestra in cui sperimentarsi con relazioni complesse ma sane, in cui riconoscere e distinguere i ruoli di ciascuno (incluso il suo), allenarsi a sopportare responsabilità e sconfitte, praticare le infinite e essenziali forme del rispetto, per se stessa e per gli altri. Lo so, questa è davvero difficile. Dico palestra, non campo aperto, perché dalla scuola mi aspetto anche un certo livello di protezione, proporzionato all’età di mia figlia e che naturalmente non mi solleva dalla necessità di educarla e proteggerla io, in prima persona. E mi arrischio persino un po’ più in là. La protezione che mi aspetto dalla scuola non dovrebbe essere affidata a una o due figure eroiche, possibilmente. Me lo immagino come un buon lavoro di squadra, dove a nessuno è chiesto di fare l’eroe, ma tutti sono chiamati ad essere seri e responsabili delle loro azioni.
- Insegnarle a fare le ricerche. Mi spiego. Insegnarle a cercare fonti diverse, leggerle e capirle, valutarle criticamente. Fare in modo che inizi a capire come farsi un’opinione e non essere in balia del primo che strilla più forte o del primo che confeziona il messaggio in maniera accattivante. Rendersi ben conto di quante cose non sa e avere qualche idea su come fare a saperne di più.
- Imparare a formulare dubbi e domande in modo intelligente e ad ascoltare davvero le risposte. E poi, se il caso, restare della propria opinione. O cambiarla. Imparare a discutere senza che ogni discussione si trasformi in una prevaricazione agìta o subìta, sia in presenza che online. Poi se imparasse anche a ordinare le idee e esporle con chiarezza e efficacia anche in pubblico, sarei molto contenta.
E voi? Che dite?
Cara Chiara, direi che soprattutto il punto 3, oggigiorno, è già tanto se viene “imparato” alle superiori, se non addirittura solo all’università, per chi ci va…
Ma perché, esattamente? A parte che nella mia esperienza se non lo si inizia a imparare prima all’università praticamente nessuno ha il compito di insegnartelo, ma – come ho spiegato a Meryem non più tardi di due giorni fa, spiegandole come funziona Wikipedia – se non si è capaci di fare questo non si può essere capaci neanche di votare, o di fare scelte sensate per la propria vita.
le medie sono un buco nero. L’importante è uscirne vivi.
(e capire cosa non si vuole assolutamente fare dopo)
👍🏻👍🏻👍🏻 Le medie ormai sono lasciate a loro stesse. Nella mia esperienza di genitore: docenti scocciati, strutture fatiscenti, metodi antiquati.
Risultato? La maggior parte dei compagni delle medie di mia figlia ha avuto bisogno di ripetizioni nei primi due anni delle superiori. Compresi quelli che per tre anni avevano i 7 e gli 8.
Il punto 3 è molto ambizioso. È corretto iniziare a parlarne ma mi aspetto che venga assimilato a livello intuitivo, non accademico-scientifico. Non ci riusciamo nemmeno alle superiori.
A me non interessa il livello accademico scientifico. Interessa l’acquisizione del senso critico come strumento necessario alla vita quotidiana.
Io sarò ingenua, ma vorrei che mio figlio, che frequenterà la prima media l’anno prossimo, trovi dei professori entusiasti nell’insegnare la loro materia, nonostante tutti i problemi che la scuola di oggi ha. Vorrei che avesse dei buoni compagni con cui relazionarsi e con cui creare delle belle amicizie durature. Vorrei che si divertisse, che vivesse momenti di pura ilarità, come solo a quell’età si può avere!