Frammento di esilarante conversazione telefonica origliata mentre aspettavo l’arrivo del dottore. Starring: la segretaria dell’ospedale.
“Ciao, ciao Patata! Allora? Sei arrivata a casa? Tutto bene, Patata? Come è andata a scuola?”
Breve pausa
“Ma come, chi sono? Sono MAMMA!!!”
Qui la sala d’aspetto al completo si è sganasciata dalle risate. La domanda inevitabile che tutti all’unisono, ci siamo posti, è stata: ma quante altre persone la chiamano “Patata” a questa ragazzina (che frequenta, abbiamo poi tutti appurato, la prima media)?
La conversazione è proseguita più o meno così (l’intercalare ammamma era finalizzato, immagino, a fugare ogni ulteriore possibile equivoco sull’identità della chiamante):
“Allora ammamma, come è andata a scuola? Tutto bene ammamma? Matematica? Sì, ieri avevi fatto i compiti con zia, non è vero ammamma? Come? Li avevi lasciati a casa ammamma? TUTTI? Guarda che se dici sul serio ti chiudo il telefono. SIIIII?” CLICK.
Ora io mi chiedo: ridursi così è inevitabile? E che profondo senso pedagogico ha chiudere in telefonoin faccia a una figlia che era tanto ansiosa di parlare con te che non ti ha nemmeno riconosciuto?
Bah, io credo sia evitabilissimo. Esattamente come quando Amelia mi ignora perché è presa da un gioco con suo padre o per i fatti suoi: senza sbandierare troppo la mia fortuna, mi dedico ai fatti miei zitta zitta, finché posso.
Tanto prima o poi una certa ciospetta mi si attacca ai pantaloni e richiede imperiosamente la mia presenza 😉
Il “problema” è che molte mamme continuano a sentirsi il centro dell’universo dei loro figli anche ben dopo lo svezzamento… 😦
IO credo di non aver MAI parlato al cellulare in pubblico. Mi vergongo come un cane e non mi piace essere al centro dell;’attenzione di estranei.
Comunque anche da me si parla di patate!! 😛
a parte poi che la segretaria dell’ospedale potrebbe pure evitare…
secondo me la figlia finge di non riconoscerla…