Questo weekend ha alternato momenti no (decisamente no) a momenti sì. La cosa più bella è stata una lunga passeggiata ieri pomeriggio a Villa Pamphili. Il tempo era primaverile e il parco scoppiava letteralmente di passeggini e carrozzine (ma anche marsupi, con i più piccolini attaccati ai padri tipo koala). Faceva allegria e serenità. Ne abbiamo bisogno. Per Nizam questo è un momentaccio. Alla situazione in Turchia, con relativi rodimenti a ogni telegiornale (da cui peraltro non si capisce granché di cosa stia accadendo; lui tenta di controbilanciare gli incredibili e palesemente taroccati tg turchi, nei cui servizi le madri a cui muoiono i figli al fronte dichiarano che è il minimo che si possa fare per la patria e non vedono l’ora di mandarcene altri, con gli scarni notiziari curdi su internet) si è aggiunta la morte dello zio (il terzo membro della sua famiglia che viene a mancare da quando è partito), con i relativi commenti dei familiari sul fatto che da otto anni non torna a casa (peccato che non possa: ma questo particolare continua a sfuggire a tutti). Per giunta qualche giorno fa un curdo che viveva a Terni è stato ucciso nel negozio di kebab dove lavorava, pare per una rapina. In tutto ciò si sta chiedendo se lasciare questo lavoro al cantiere, dove continua a rischiare di morire ogni giorno che passa, letteralmente.
E io? Io mi sento spompata e preoccupata. Il prossimo inserimento al nido della piccola mi ha portato a riflettere su varie cosucce relative alla mia situazione lavorativa e familiare, che non mi appare rosea. Ma ha ragione Michi, nel commento al post precedente. Per definizione una madre si lamenta ma ce la fa. Magari per il rotto della cuffia, ma ce la fa.