Lo strappetto

Avete presente quando si va in montagna e tu non sei tanto allenata (eufemismo, va’)… Il sentiero a un certo punto, scorre. Temperatura ottimale, vento in faccia, ti sembra di aver spezzato il fiato, di aver trovato quel giusto equilibrio tra il ritmo dei passi e il respiro. Inizi a pensare che non hai fatto male a imbarcarti nell’impresa, ti guardi intorno e ti godi i colori amplificati da quel tanto di fatica che hai accumulato. E poi arriva “lo strappetto”. Il terrore di tutti i camminatori fuori forma. Quel tanto di salita improvvisa che ti rigetta nel pieno dello sconforto iniziale. Non è neanche lo strappo finale, quello che già vedi la meta sopra di te e senti le voci di chi si sta ingozzando di cioccolata calda al rifugio. Anche quello può essere fatale, ma sei sostenuto dalla prova visiva che il più è fatto. Nossignore, il bastardo strappetto è lì, in mezzo al nulla, giusto per rovinarti l’entusiasmo eccessivo. In questi giorni, ecco, mi sento un po’ così. Il vantaggio è che della visione d’insieme, fondamentalmente, non dubito. Mi piace questo sentiero e sono abbastanza certa che non stramazzerò. Ma, fuor di metafora, certe volte un po’ di aiuto in più non guasterebbe. La piccola curdina fa il suo mestiere, ovvero captare con uno speciale radar il genitore vicino al punto di rottura. E a quel punto affonda, con la costanza e la tenacia che la caratterizza. E’ perché ha bisogno di vedere fin dove può arrivare. Ha bisogno che tu le metta dei limiti certi. Ha bisogno di essere rassicurata, in questo periodo che il padre è assente più che mai. Tutto vero, tutto giusto. So anche, perfettamente, che  “Guarda che se non collabori me ne vado (sott. anche io)”  non è la frase più giusta da dire in questa circostanza. Come si è detto, non bisogna esagerare. L’adulto sono io e non me lo dimentico. In fondo, come le ho detto ieri, insieme possiamo andare in un mucchio di posti bellissimi. Strappetti o non strappetti. Io ci credo davvero. Sempre che non decida di darmi alla fuga sul serio :-).

5 pensieri riguardo “Lo strappetto”

  1. Mi capita spesso di lasciarmi trascinare da un progetto, di viverlo con entusiasmo, di svegliarmi con la voglia di occuparmene, di non dormire, addirittura, per pensare a quello che devo fare per portarlo avanti. Vado avanti consapevole che poi arrivera’ qualcosa che frenera’ la corsa…e -eccheccavolo – arriva sempre.
    Sara’ che io non sono tanto una da “aiutati, che il ciel ti aiuta”…ma io gli strappetti li aspetto sempre e arrivano puntuali – sempre, appunto.
    Poi li supero, pero’.
    Questo per dirti che ti capisco. Ma anche per rafforzare la frase che hai detto a Meryem…insieme potete arrivare ovunque.

    Un abbraccio, Paola

  2. non è di conforto alcuno, ma non sei da sola. dire che poi passa a che serve? lo sai anche da te. io leggo da un po' oggi commento, non sei sola, anche se virtulae qui con noi "lettori" puoi trovare una bella spinta per superare lo strappetto. un abbraccio

    cristina

  3. Lo sconforto e il crollo di autostima che ti possono piovere addosso grazie (?) a una bimba sfidante, aggressiva e prepotente sono difficili da credere. Poi a distanza di mesi scopri che era un periodo, che forse stava crescendo, che magari aveva l'influenza…ma le ferite che ti ha lasciato restano vive, e non dipendono da lei ma dalle tue (mie intendo…) insicurezze mal curate.
    è difficile davvero, non tanto per la fatica in sè, ma perchè questa fatica è davvero destabilizzante, per l'equilibrio personale e per la coppia.
    è vero, guardando il sentiero da lontano senti che ne vale la pena, ma ci sono gite in montagna fuori dalla tua portata, quelle di cui dici al ritorno: "no, non mi sono divertita per niente"…
    forse è proprio il concetto di fare figli che non è alla nostra portata, perchè è qualcosa che grazieadio va oltre noi, ci sopravvive, ha insita una forza superiore, quella della vita stessa che si rigenera, così potente da non aver bisogno di noi che solo in parte…e questo a volte può essere davvero consolante…

    chiladuralavince

  4. Una dovuta precisazione. Le mie difficoltà preesistono a mia figlia, ovviamente. Lei mi costringe a sbatterci il naso, perché – come ha detto acutamente un'amica – "è il suo mestiere". Lo so, davvero, che sono fasi. Non solo fasi della crescita di Meryem, ma fasi della mia vita. E sono sicura anche che il sentiero in fondo sia alla mia portata, inteso ovviamente come la traiettoria che mi aspetta da qui ai prossimi anni. Crescere i figli, per fortuna, non è responsabilità esclusiva di nessuno. Si fa del proprio meglio, si sbaglia e si fa bene nella misura determinata dalle circostanze, dal fato, dalla provvidenza, dalla fortuna (vedete un po' voi). Io auguro a mia figlia, come tutte le madri, un percorso più agevole, oppure gambe e fiato migliori.

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