Quando viaggio in aereo, spesso mi regalo il lusso di acquistare un libro all’aeroporto. C’è un motivo preciso: quel momento di attesa, l’atmosfera un po’ ovattata, mi conciliano gli acquisti di impulso, quelli che non farei alla Feltrinelli dietro l’ufficio. Il più delle volte, sono stata ripagata. Sono stata molto soddisfatta di leggere, ad esempio, questo libro che, senza essere un capolavoro, mi ha raccontato molte cose che non sapevo e mi ha guidato verso altre letture, più impegnative (tipo questa). In un’altra occasione, tra le riviste di un’edicola, ho scovato questo, una lettura piacevole e non banale. Ieri ha fatto una rapidissima trasferta a Bari, andata e ritorno in giornata. Uscita di casa con la sola borsa, come se andassi in ufficio, mi sono goduta al massimo il giro d’obbligo alla Feltrinelli del terminal del voli nazionali. Ne sono uscita con l’ultimo libro di Elif Shafak, l’autrice turca di cui ho apprezzato molto il Palazzo delle Pulci e La Bastarda di Istanbul (un po’ meno Le quaranta porte, anche se l’idea era interessante). Udite, udite: è un libro sulla maternità. Si intitola, molto efficacemente, Latte nero. Storia di una madre che non si sente abbastanza. L’ho trovato interessante, molto originale. Fa un po’ fatica a tenersi insieme, in un certo senso, ma questo è paradossalmente molto in linea con il filo conduttore del libro, una specie di racconto mitologico delle contraddizioni. Ci sono moltissime interessanti informazioni sulla vita di scrittrici famose di tutto il mondo e del loro rapporto con la vita di coppia e la maternità. C’è l’esperienza personale, raccontata con una metafora in cui mi ritrovo quasi del tutto: il tentativo di conciliare “il piccolo harem che c’è in ogni donna”, incarnato in 4 (poi 6!) piccoli personaggi interiori dotati (dotate) di vita propria. Anche la depressione post partum, di cui l’autrice ha sofferto, è un personaggio di favola, per la precisione un jinn. Leggetelo, vi sorprenderà.
Anche io sto leggendo Shafak, per la precisione “il palazzo delle pulci”.
Ho letto anche “la bastarda di Istanbul” e a me e’ piaciuto molto.
Anche io acquisto spesso libri in aeroporto, anzi…spessissimo li acquisto in inglese (a volte ha senso, altre non molto -come nel caso di autori turchi…ma almeno alleno il mio inglese nei mesi in cui non lavoro….)
Prendero’ anche quest’ultimo.
Un abbraccio e auguri di cuore…
Paola
Consiglio interessante, prendo nota!
Anche per me acquistare libri in aeroporto ha un sapore particolare 🙂
io sono momentaneamente alle prese con il cimitero di praga, di u. eco.
bah…
L'ho visto pure io (ho già letto i precedenti) , me lo riserverò per il prossimo viaggio 🙂
Jackie
ma sai che durante l'università amartya sen me lo sono divorata? metaforicamente :))))
polly