Falsa partenza

Forse saprete già che il kebabbaro è curdo e musulmano. “Ma è praticante?”, mi viene spesso chiesto con una punta di preoccupazione. La risposta corretta è sni.

Non mangia maiale e quindi io evito che esso, in tutti i suoi molteplici e appetitosi derivati, compaia nel nostro frigo. Questo implica che le poche volte che si mangia fuori (kebab escluso) si proceda a una minuziosa disamina del menù, a volte integrata da interrogatorio al cameriere. Con tutto ciò una volta si è trovato a mangiare per errore una ciotola di fagioli con le cotiche, ma è stato davvero un incidente di percorso (e non ricordo se alla fine ho deciso di rivelargli o meno la verità).

Sull’alcol si concede qualche strappo, come la maggior parte dei suoi connazionali. Giusto un bicchiere di vino occasionalmente (la birra non gli piace). Il resto della pratica fa assai più acqua. I 13 anni di assenza dalla Turchia si fanno sentire pesantemente. Ora che può tornarci si è trovato più volte a impicciarsi sulla sequenza della preghiera (suo padre è osservantissimo) e ha sempre evitato accuratamente di essere a casa dei suoi durante il Ramadan, perché “non è più abituato”. Ciò non toglie che, ogni anno, si risveglia in lui almeno il buon proposito. Ricordo che una volta, anni fa, il primo giorno di digiuno lo vedeva impegnato a scarrozzare, sul far del tramonto, buona parte della famiglia Peri nell’entroterra laziale, il che ha comportato che non potesse mettersi a tavola che a tarda notte, prolungando la penitenza di svariate ore (per giunta con l’aggravante delle chiacchiere ininterrotte di cinque donne). Questa la premessa.

Due sere fa, intorno a mezzanotte, il kebabbaro annuncia la sua intenzione di riprovare anche quest’anno. Niente cibo, né acqua, né sigarette dall’alba al tramonto, per un mese. In questi casi, si consuma un pasto prima dell’alba. In un impeto di zelo interreligioso, mi offro di preparare il necessario (uova strapazzate, pane tostato, Philadelphia). E faccio una domanda apparentemente banale: “A che ora devi mangiare?”.

Il kebabbaro inforca lo smartphone e compulsa gli appositi lunari in turco. Lo vedo perplesso.

“Qui ci sono due orari diversi”
“Vabbè, ma lo saprai che significa, no?”
“Ehm, mmm, suhur… Dicesi suhur….ma il sole quando sorge?”
“Google dice che sorge alle 5:42”
“Ah, ok, quello è il secondo orario. Il primo è alle 3.20. Ok, tutto chiaro. Si deve mangiare tra il primo e il secondo orario, cioè tra le 3.20 e le 5.40. Metti la sveglia alle 5”.

Così abbiamo fatto. Toppando clamorosamente. Il digiuno infatti inizia al primo orario, che poi è quello della preghiera dell’alba. Stendiamo un velo pietoso. Il kebabbaro si difende sostenendo che l’ultima volta che il Ramadan cadeva d’estate era molto piccolo e quindi la sua memoria degli orari è assai sfalsata. Sarà. 

Lui si è accorto della cantonata nel pomeriggio. A quel punto ha mangiato un felafel per sottolineare il suo disappunto. Però poi gli hanno detto che è nata una disputa nel mondo islamico sulla data di inizio del Ramadan e che gli “arabi” cominciavano solo oggi. “Vorrà dire che per una volta mi considererò arabo”, mi ha comunicato per telefono un po’ rianimato. E dunque oggi è ripartito, animato da uno zelo leggermente calante. Resisterà? Si accettano scommesse.

6 pensieri riguardo “Falsa partenza”

  1. Ti leggo sempre con piacere e in silenzio ma stavolta esco perché questo post mi è piaciuto molto, è delizioso. COmunque, che non fosse un praticante abituale del ramadan l’ho capito definitivamente al racconto del primo giorno di digiuno passato a scarrozzare le famiglia acquisita in giro. Un praticante assiduo non si sarebbe sognato neanche lontanamente di non trovarsi vicino a una tavola imbandita o almeno un frigorifero all’ora di fine digiuno. A damasco mi sono fatta le scarpinate più lunghe della mia vita aspettando invano un autobus al tramonto durante il ramadan 🙂

  2. se lo (vi) può consolare, ho letto qualche giorno fa un articolo sulle diatribe riguardo gli orari del Ramadan. Una molto accesa riguarda su come si devono comportare coloro che abitano nell’estremo nord del pianeta, dove c’è la luce per buona parte, se non tutta, la notte….qualcuno dice che bisogna fare riferimento all’orario del Paese di partenza (Pakistan, Arabia, Marocco, ecc ecc) le guide spirituali cmq sostengono che non bisogna digiunare più di 18 ore consecutive…che religione complicata….uno si perde a contare le ore e a calcolare l’alba e gli passa la voglia di fare la rivoluzione o di ribellarsi allo status quo ;-)….solo una constatazione la mia, come del resto succedeva 100 anni fa qui da noi, quando le nostre donne dovevano fare la pasta in casa, acchiappare il pollo e spennarlo per avere qualcosa per cena, accendere il fuoco della stufa, lavare le lenzuola a mano e chi aveva tempo per pensare ad altro? 🙂

  3. Quando ero in Erasmus ho avuto come compagno di corso un ex-imam algerino che mi ha spiegato che l’islam si considera una religione più “umana” e facile da sostenere che l’ebraismo o il cristianesimo, perché le pretese sono più basse. E però stare alle regole sembra proprio un casino 😀

    1. Mah, in realtà c’è del vero in quel che diceva il tuo amico algerino. In generale, c’è un sacco di flessibilità nell’islam. Certo, per noi che siamo abituati alla religione come un mero moto dello spirito, con quasi zero implicazioni pratiche, l’osservanza di norme precise (alimentari, di abbigliamento, etc) ci appare comunque “pesante”.

      1. E’ vero che nel cattolicesimo alla Quaresima un può fare un po’ quello che vuole, sento di persone che smettono di bere alcolici, chi smette di mangiare carne, chi inizia i periodi bianchi con il marito/la moglie, e con quello si arriva a chi non fa nulla tranne il venerdì santo, come la sottoscritta, o magari neppure quello, come il mio consorte. Se mi posso permettere il tuo kebabbaro mi ha fatto proprio tenerezza 🙂

  4. In verità molto dipende dal paese e dalla libertà di seguire o meno i dettami religiosi. Io ho conosciuto tanti musulmani che non digiunavano o che fumavano durante ramadan, idem per il velo, che fino a pochi anni fa ad esempio in siria dava indicazioni di appartenenza comunitaria ed etnica più che religiosa (e non parliamo del sesso fuori dal matrimonio, che dev’è essere un archetipo universale). Certo ora che c’è una tendenza generale verso l’islamizzazione è più difficile sfuggire alle maglie dei precetti perché in alcuni paesi si può essere addirittura perseguiti, però di base il concetto è che la penitenza non deve essere troppo dura (bambini, malati, anziani, gravide sono esclusi) né essere un solo fatto esteriore

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