Una settimana di ferie già volge (quasi) al termine. Il mio programma iniziale si è rivelato un’utopia al limite della fantasticheria più sfrenata. Il ragionamento era: sono in ferie, ma chiedo a Silvana di aiutarmi comunque, in modo di ritagliare delle comode, lunghe ore per studiare roba astrusa. Soprassediamo sul masochismo di questo proposito, che non mi azzarderei a definire sano. Fatto sta che, all’alba del giorno 1, il mio occhio destro non si è aperto. Congiuntivite. Mi sono barcamenata un po’ con un occhio solo, ho portato Meryem dalla pediatra, ho persino fatto una specie di shopping. Il giorno dopo mi sono arresa, anche in seguito al commento buttato lì dalla pediatra (“Io mi farei vedere quell’occhio, sembra che ci sia un’emorragia in corso”), ho investito una mattina per sentirmi dire da dottoressa più qualificata che trattasi di congiuntivite virale, acuta, contagiosissima e che mi sarebbe certamente cominciata anche all’altro occhio nel giro di poche ore. Il mercoledì mi aggiravo con un manipolo di mamme blogger nei pressi della Basilica di S. Paolo e pensavo a voce alta che, alla faccia della poco affabile oculista, l’altro occhio sembrava immune. Perciò oggi mi sono alzata con l’occhio sinistro in fiamme e, di fatto, praticamente cieca. “A volte il nostro corpo ci manda dei messaggi”, mi diceva un po’ zen la mia fida Stefania lunedì, mentre mi facevo regalare da mia sorella un impermeabile Urbahia. Il mio, di corpo, urla, gesticola, mi lancia oggetti, nel tentativo di attirare la mia attenzione. Sì, ok, ma che vuole da me, mi verrebbe da dire? So benissimo anche io che bisognerebbe cambiare ritmo, depurarsi, disintossicarsi, rilassarsi. Che un altro stress come un esame faticosissimo unita alla praticamente certa umiliazione di perdere “in casa” forse non mi ci voleva. Che anche tutto il resto aspetta urgentemente di essere rivisto, ridiscusso, risistemato. Però io e Nizam siamo entrambi momentaneamente indisponibili. Proverò a ingoiare un cartellino con scritto “Torno subito”, magari il mio corpo capisce che in questo momento, con tutta la buona volontà, i messaggi non riesco a leggerli.
Simpatica immagine…
Prova con una di quelle email automatiche che dicono che non ci sei: pensa intensamente il testo, magari viene recapitata al corpo.
Silvia