Improvvisazioni e ignoranza

Questa settimana lavorativa è stata accompagnata da un’aura di surreale. Ho scritto e contribuito a scrivere lettere, appelli, note, documenti. Sempre con la consapevolezza che questo senso di urgenza, di vitale importanza, è avvertito quasi solo da noi. Ho letto sui giornali articoli pazzeschi sulla questione dei rifugiati e degli arrivi dal nord Africa: informazioni distorte o più semplicemente scorrette, interpretazioni ancor più fantasiose, uso strumentale delle dichiarazioni altrui. E non credo che sia frutto di un disegno malevolo: mi pare soprattutto che i giornalisti, scartata l’idea di capire nel dettaglio questioni complesse e che farebbero perdere troppo tempo, annusino l’aria e imbastiscano un po’ come gli pare meglio. Più in generale mi verrebbe da osservare che per scrivere di immigrazione senza produrre ameni nonsense bisogna avere una certa competenza. Questa opinione non sembra condivisa dalla maggior parte delle redazioni, che affibbiano l’argomento ai più giovani e sprovveduti, salvo poi trasferirli ad altro appena cominciano a orientarsi. Chissà, forse l’immigrazione è un tema considerato a metà tra la cronaca nera e il costume. Invece tocca conoscere le regole, un po’ come scrivere di calcio (o di rugby, visto che le regole del calcio sembrano geneticamente iscritte nel DNA dell’italiano medio). Mi corre l’obbligo segnalare almeno due eccezioni alla generale incompetenza e improvvisazione: Vladimiro Polchi di Repubblica (che era in tempi remotissimi mio compagno di classe) e Stefano Galieni, che solitamente scrive su Liberazione. Il che non significa che non ce ne siano anche altri che al momento non mi vengono in mente: ma vi assicuro che fare esempi positivi è molto più arduo che segnalare bestialità.

5 pensieri riguardo “Improvvisazioni e ignoranza”

  1. Se mi posso permettere: per scrivere di qualsiasi cosa servirebbe un minimo di competenza, o almeno l'umiltà di documentarsi.
    Tristemente, non solo si annusa l'aria a malapena, ma spesso si parla tanto per parlare e mostrare di esserci.
    Ti ringrazio per il tuo sguardo "da dentro", amaro e purtroppo fin troppo vero…
    Ciao,
    Anna

  2. Eh sì, Anna, forse sì. Ma ogni volta che in passato ho fatto questo discorso mi sono sentita ribattere, forse a ragione, che i giornalisti sono sottopagati, sfruttati, costretti a consegne capestro e impossibilitati a "perdere tempo" in questioni troppo intricate che tanto non si potrebbero comunicare efficacemente. Io però mi sono sempre chiesta: perché se un giornalista nelle stesse condizioni, dovendo scrivere un articolo su una partita di calcio, non si potrebbe mai sognare di scrivere frescacce tipo "il giocatore batte il calcio di fuorigico" salvo essere licenziato? E se invece scrive cose inverosimili sulle migrazioni (scambiando CIE per CARA, sanatorie per flussi e compagnia bella) nessuno dice niente?

  3. Cara Chiara,
    hai perfettamente ragione: gli errori sul fuorigioco non vengono passati sotto silenzio perchè in Italia "tutti" sono esperti di calcio… perchè su altri argomenti non cerchiamo almeno di essere informati (soprattutto quando il ruolo è quello di informare gli altri)?!?
    Anna

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