In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, ho pensato di condividere con voi qualche spunto di approfondimento, qualche idea che spero vi invogli a dedicare qualche minuto, oggi o nei prossimi giorni, a questo tema che mi sta molto a cuore.
Intanto una lista (parziale) delle iniziative organizzate in questi giorni in varie città d’Italia. Io, per quel che mi riguarda, spero davvero di trascorrere la serata qui con le due amiche con cui ho vissuto, quasi dall’inizio, questa avventura infinita che ancora dura.
Poi una piccola scelta di testimonianze. Ce ne sono molte, in rete. Ma vi propongo queste, perché testimoniano una delle prime cose che ho imparato al Centro Astalli: i rifugiati sono maestri di speranza, mentre noi troppo spesso siamo analfabeti di questa virtù.
Le donne di Villa Paraíso Un mondo fuori dal campo
Il coraggio di un popolo ignoto ai più Uscire dal neolitico
Sono molti, moltissimi i libri che si potrebbero leggere, una biblioteca intera. A me però è particolarmente caro Niente asilo politico, di Enrico Calamai. Rende benissimo quel momento fatidico in cui una persona non particolarmente sensibile ai diritti umani e ben inserita in un contesto privilegiato (in questo caso un giovane diplomatico, l’autore – perché è una storia vera) si rende conto dell’enormità dell’ingiustizia commessa sotto i suoi occhi e non riesce proprio a fare a meno di intervenire. Ma tanti altri si potrebbero aggiungere. Un giorno li aggiungeremo pure (spero con il vostro contributo), ma per oggi basta così.
Con i film è più complicato. Ce ne sono molti belli, ma non saprei così su due piedi indicarvene uno che mi soddisfi al 100%. Per i documentari, menzioniamo sicuramente Mare Chiuso, che oggi verrà proiettato in tutta Italia. Cento proiezioni, cercate quella che vi viene più vicina. Per la fiction, me la caverò riproponendovi questo cortometraggio, realizzato dagli amici Artigiani Digitali, ispirato a un racconto scritto da una liceale milanese, Lorenza Pacini. Mi sembra si adatti benissimo allo slogan scelto dall’UNHCR per questa giornata: una sola famiglia distrutta dalla guerra (o dalla violenza, anche burocratica, degli uomini) è già troppo.
Grazie per avermi invitata a dedicare un po’ di tempo a riflettere su un tema così importante.
Tanti pensieri mi frullano per la testa quando ti leggo, e anche tanta rabbia e senso di impotenza…
Se volessi impedire agli uccelli di venire sul mio balcone, dovrei mettere una rete e la prima prigioniera sarei io stessa; perchè non ci accorgiamo che chiudersi vuol dire rinchiudersi?