Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad esser consolato, quanto a consolare
Ad essere compreso, quanto a comprendere
Ad essere amato, quanto ad amare.
Lo so, voi aspettate curiosi un bel mucchietto di post sulla Danimarca, che vi ho promesso e che scriverò, presto. Ma questa sera del rientro a casa, permettetemi di essere un po’ lavativa e di soffermarmi sull’esperienza appena conclusa: la prima vacanza sola con Meryem. Anche su questi giorni vi farò divertire, se avrò tempo e ispirazione, con aneddoti degni di Gatto Silvestro in ferie. Ma oggi sono stanca e appunto solo un pensiero e un’immagine.
Il pensiero lo trovate citato nell’incipit. Forse per me, in questo momento della mia vita, il nodo è tutto qui, in questi versi erroneamente attribuiti a San Francesco (lo sospettavo e lo conferma Wikipedia). Ci provo per quanto posso e mi pare che in questo essenzialmente consista il mio tentare di essere adulta e genitore.
Veniamo all’immagine. Io e Meryem che torniamo a casa, a San Foca, per una strada buia, sorseggiando a turno una Fanta. Io cannuccia rosa lei cannuccia gialla. In silenzio, passandoci la lattina ad ogni sorso. Queste due settimane non sono state un idillio, ma sono state importanti per conoscere mia figlia e di farmi conoscere da lei, un po’ meglio di prima. Quindi, anche solo per questo, valeva la pena di viverle.
Ma si capiva che nonostante tutto vi sareste scoperte da matti. Adoro questo speciale rapporto madre-figlia, che non ho, ma che nelle sue diverse sfumature mi sono goduta pure io in queste vacanze con i due, che spesso mi hanno tirata ai matti, ma che bello che è stato.