Il mio pezzo

C’è un pensiero confuso che mi gira e mi rigira nella testa da un paio di giorni e non riesco a precisare. Allora mi sono ricordata che questo blog è stato anche, per molto tempo, uno spazio in cui ho ricevuto incoraggiamento e buoni consigli. Allora, anche se è confuso, questo pensiero lo condivido. Peraltro lo vedo riflesso in pensieri espressi da altri amici, in forme un po’ diverse, e allora – come ai tempi in cui ero una madre alle prime armi – mi trovo a pensare che magari è normale, che non sono solo io a trovarmi a sgomitare contro me stessa un giorno sì e un giorno no.

Alla verde età di quaranta anni suonati, sento di non avere ancora capito qual è il mio pezzo. Non direi il mio posto. Direi proprio il mio pezzo. Il pezzo della vita, del mondo, a cui io posso dare un contributo, che possa dare un senso se non a tutto, almeno a una parte significativa.

Ecco, non aggiungo altro. La butto là. Se mi aiuterete a chiarirmi un po’ le idee vi sarò grata. Se invece vi pare che dica assurdità, portate pazienza. Probabilmente avete ragione. Di solito mi passa abbastanza rapidamente. Basterà aspettare che mi travolga il prossimo turbine di passione, di entusiasmo, di rabbia.

11 pensieri riguardo “Il mio pezzo”

  1. C’entra il lavoro con questa tua riflessione?
    Vista da fuori sembri una persona che il suo pezzo ce l’ha e se ne occupa attivamente…sono le conseguenze del tuo lavoro che ti danno quest’impressione?

  2. Infatti, a me dal di fuori sembra chiarissimo chi sei, cosa fai e il senso del tuo stare al mondo, ma appunto dal di fuori. io il mio pezzo non saprei dirti cosa sia, magari al momento è proiettato su figli, lavoro e volontariato. Nel senso che credo di essere utile a un certo numero di persone come ce ne sono altre che mi migliorano e alleggeriscono la vita (anche tu e le amiche tramite blog avete questo ruolo, per esempio). Prova a chiederti se dovessi smaterializzarti improvvisamente un giorno, quali persone dovrebbero rivedere i propri progetti, la propria quotidianità e la propria vita e fatti due considerazioni. Se non riusciamo a definirci in senso descrittivo, proviamo allora per sottrazione e poi coloriamo gli spazi vuoti.

    1. Oddio, questo esercizio mi fa paura. Se mi ci metto oggi, mi verrebbe da dire che l’unica persona che dovrebbe cambiare decisamente la sua vita sarebbe Meryem. Magari lo rifaccio tra qualche giorno, eh? 🙂

      1. E al tuo lavoro? Quante eprsone restanp in mezzo alla merda/ E non intendo solo i tuoi colleghi, ma chiunque abbia mai avuto una elzione di italiano da te, un libro, una rpesentazione, eprsone che dei rifugiati in Italia e nel mondo non sapevano nulla e gli hai aperto delle prospettive. E il tuo compagno, che si ritroverebbe da solo la responsabilità di una bambina?

  3. Beh, se parli così, in assoluto (cioè, senza riferimento specifico al lavoro), direi che tua figlia è un bel pezzetto di te che lasci nel mondo, non credi?

    1. Crescere mia figlia è certamente la cosa più importante a cui mi dedico e anche una delle principali fonti di gratificazione. Ma non sono mai riuscita a considerarla “un pezzo di me”. Lei è lei, io sono io.

  4. Forse il tuo pezzo E’ questo: il dubbio.
    Anzi: il Dubbio, inteso proprio come metodo che non gode di buona fama, ma può regalare soddisfazioni se pazientemente praticato.

  5. non so se riuscirò ad esprimere quello che penso. ma secondo me queste domande se le pone solo chi qualcosa per il mondo lo fa, perché è facendo che ci si rende conto di quanto di più sarebbe necessario e ci si scoraggia.

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