Eccoci qui, la Guerrigliera sta per debuttare alle elementari, la scuola “vera”. Io però, vi confesso, sono una madre particolarmente distratta, in questo periodo. Le periodiche discussioni on line sulla scuola pubblica, gli orari delle riunioni e la carta igienica le seguo con la coda dell’occhio. La botta di commozione ancora non l’ho avuta. Ammettiamolo, la mia testa – aiutata dalle circostanze, lavorative e internazionali – tende ad andare oltre. La lacrimuccia ve la racconterò, semmai, la settimana prossima.
Circa un anno fa vi ricordavo la Siria e i bambini che non potevano tornare a scuola. Ora che sono passati altri dodici mesi, pare che il resto del mondo abbia scoperto che in Siria c’è la guerra. Ho letto oggi un’intervista a Anne, una collega del JRS che ho conosciuto un anno e mezzo fa a Bangkok. Lascio a lei, più autorevolmente, il compito di descrivervi (attraverso un’intervista rilasciata al mensile Popoli) cosa stanno vivendo le famiglie siriane e i loro bambini in questo periodo. Estrapolo solo una frase, che credo sia un pugno nello stomaco per chiunque (genitori in particolare): “La guerra non è solo distruzione fisica, ma anche sconvolgimento di un percorso di crescita. Ogni bambino che partecipa alle attività del Jrs ha fatto esperienza di traumi o lutti in famiglia”.
Non vi parlo di questo per rovinarvi la gioia e l’emozione legittima del primo giorno di scuola dei vostri figli. Certamente non per farvi sentire in colpa della pace e del relativo benessere di cui tutti, più o meno, godiamo. Però sono convinta davvero che tutti, genitori e educatori, abbiamo la responsabilità di tenere gli occhi spalancati sul mondo, di sapere e, quando ci viene richiesto, di prendere una posizione (il Padre Generale della Compagnia di Gesù, ad esempio, una posizione l’ha decisamente presa, ed è questa).
Dobbiamo parlarne anche ai nostri figli? Secondo me sì. Scegliendo i termini giusti, non indugiando nel macabro, non scadendo nel moralismo d’accatto (no, non potete tirare in ballo i bambini siriani che muoiono di fame per non comprare la cartella dei Pokemon, secondo me). Il nostro obiettivo è far crescere degni esponenti dell’umanità e, se l’umanità è una, anche queste situazioni ci devono interessare (un tempo si diceva “Homo sum, humani nihil a me alienum puto“: ah, la cultura classica, signora mia!).
Oggi ho rivisto la mia collega Francesca, che ha trascorso un periodo in Giordania collaborando a un progetto del JRS per i rifugiati. Ha consegnato a una scolaresca entusiasta e disegni per la Siria che mi erano stati inviati per iniziativa di due lettrici di questo blog. Francesca mi racconta che se li sono letteralmente litigati. Che anche qualche segno di pennarello di un artista in erba di tre anni è stato visto come un dono di valore immenso. Credo che noi non ci rendiamo conto, nella nostra frenesia di efficienza, di quanto un piccolo gesto di attenzione possa essere importante. Ringrazio quindi chi ha preso sul serio il mio invito, che suonava peraltro abbastanza esitante. Se altri volessero aggiungersi, potete spedire i disegni al mio indirizzo di ufficio (Chiara Peri, Centro Astalli, via del Collegio Romano 1, 00186 Roma) e io troverò il modo di farli arrivare a destinazione.
Soprattutto però parlate ai vostri bambini della guerra. Altrimenti le mille poesiole in cui ripeteranno la parola “pace” non significheranno molto per loro.
È difficile parlare con i bambini di guerra. Sono volontariata con un gruppo di ragazze di 10 anni. Ne vorrei parlare, ma non so dove cominciare e dove finire. Scusi, ma cosa significa JRS? una scuola, fondazione?
Scusami tu: JRS è l’associazione per cui lavoro, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati http://www.jrs.net/
ah, bello! Il volontariato lo faccio per Youth for Christ. In realtà non sono religiosa però mi piace il volontariato, le bambine e quindi….
Molto piacere di conoscerti, Lotje!
“Il nostro obiettivo è far crescere degni esponenti dell’umanità”: quando ci penso mi vengono i brividi di tremarella per la responsabilità che abbiamo sulle spalle come genitori, ma non dobbiamo mai togliercelo da davanti, questo obiettivo. E parlare di tutto questo ne deve fare parte. Grazie per avermelo ricordato.
Non potrei essere più d’accordo. Ne ho parlato con entrambe e quella che mi ha fatto più domande con l’interessamento di saperne di più e’ stata la piccola. Mi sono chiesta se l’avevo turbata ma le cose da imparare nella vita non sono tutte piacevoli e indolori. Un saluto