Quante volte ho percorso il tratto di corridoio che separa la camera di Meryem dal salone? Non saprei contarle. Quando era molto piccola ricordo che quanto mi sembrava che dormisse iniziavo a contare silenziosamente fino a cinquanta. La mia regola era che se non si muoveva per tutto quel tempo potevo andarmene.
Oggi la andavo a prendere a casa di Silvana. Domenica pomeriggio. Il quartiere sonnecchiava. Qualcuno portava a spasso il cane in silenzio. Mi sono tornate in mente le lunghe passeggiate con Belqis, senza meta, a rincorrere i pensieri. Specialmente di domenica. Se mi guardo indietro, oggi, capisco che potevo usare meglio il tempo. Bella forza. Del senno del poi sono piene le fosse.
Qualche volta cerco di calcolare quanto tempo è trascorso dall’ultima volta che ho perso le staffe. Ma mi confondo, non ho una cognizione realistica del tempo. Ora mi viene in mente che una settimana fa, circa, ho detto una parolaccia a Meryem. Mi sono stupita mentre la pronunciavo. Non è da me. “Il maestro dice che anche quando si è molto arrabbiati le parolacce non si devono dire”, ha ribadito mia figlia molte ore dopo. Il maestro ha ragione e anche io, qualche volta. Non in quel caso, evidentemente. Stasera anche mi sono spazientita. Stavo per saltare la favola serale. Poi l’ho guardata, ho respirato lentamente. Lei aveva abbassato gli occhi e si aspettava la punizione. Allora ho recuperato, ho messo da parte quella ripicca poco importante e le ho letto la storia di Giasone dal libro che ha voluto comprare qualche settimana fa.
“Medea è troppo crudele per amare davvero”. Così finiva la storia. Meryem già dormiva e io ci sono rimasta male. Spesso mi sono identificata con Medea, durante la mia giovinezza. La Medea di Euripide, si intende. Non so se, adesso che ho una figlia, potrei davvero difendere quella madre che uccide i suoi figli per vendicarsi di loro padre. Ma almeno le attenuanti gliele darei a lei, moglie straniera.
Anche stasera ho percorso quello stesso tratto di corridoio, con la sensazione che la vita, se la guardi da vicino, non va poi tanto veloce. Sera dopo sera, mattina dopo mattina. Avanti piano.
Quanti sensi di colpa abbiamo noi mamme….
Mi piace il rapporto che hai con tua figlia, traspare un gran rispetto nei suoi confronti, quel rispetto che troppe volte non si ha per i nostri piccoli.