Aspettando i 44

Non parlo degli autobus che da Monteverde calano verso il Teatro Marcello, ma del mio prossimo compleanno. Questo novembre corre via veloce, a tratti un po’ amaro, a tratti solo frenetico. Ci sono cose che mi lascio indietro, con maggiore o minore rimpianto. Ci sono nuove abitudini che scopro, come il pensiero di riconoscenza che mi accompagna da un po’ di sere a questa parte, da quando sono tornata dall’ultima trasferta: una sorta di ultimo check della giornata, grazie a Dio Meryem sta bene, io sono qui con lei, anche oggi possiamo chiudere gli occhi. Ci sono desideri che non riesco a mettere del tutto a fuoco, forse perché non mi va di formularli e poi vederli delusi. Ci sono giorni in cui mi guardo da fuori e mi dico che sono dove devo essere, sono quella che potevo e posso essere. Poi torno in me e la lista delle mancanze e dei rimpianti torna visibile.

Ma di cosa mi rammarico, alla fine? La mia libertà è impagabile. Lo scorso Capodanno ho persino potuto mandare Meryem a letto come una sera qualunque e bermi un sorso di spumante da sola a mezzanotte, già avvolta nella giacca di lana spessa che mi fa da bozzolo in queste prime notti di freddo. Oggi ho provato a buttare giù una lista delle persone che mi piacerebbe vedere per il mio compleanno e alla fine l’ho abbandonata. Come nei dilemmi che le principesse crudeli delle favole pongono ai propri pretendenti, non vorrei essere sola ma nemmeno in compagnia, non vorrei essere comoda ma neanche scomoda, non vorrei fare una festa ma nemmeno non farla. La soluzione forse esiste e a un certo punto magari la troverò. Intanto metto ufficialmente fine a una giornata storta e capricciosa.

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