Immagino

Una serata tranquilla sul divano a immaginare altrui felicità. Quella di Meryem, che sta facendo il primo weekend fuori con gli amici della nuova classe e oggi, alle cinque, ha fatto il primo bagno al mare dell’anno e sembrava estate. E io penso che probabilmente è la prima volta che succede, che io non sia a fare quel primo bagno con lei, e sarà certamente l’inizio di una nuova normalità.

Staccarsi da lei. Mi ci preparo da anni, con la testa, ma continua ad essere durissima. Eppure mi è stato così facile sentire chiaramente che lei non era me, fin da quando non era ancora nata e dormiva nella mia pancia a orari diversi dai miei. Poi però ci sono stati 14 anni di giorni che si susseguivano, prima con lei in braccio, poi con lei per mano, infine con lei che allungava il passo davanti a me.

Oggi è ancora un po’ più difficile. Perché oggi oltre al bagno in mare senza di me ormai ci sono ampi spazi nel suo cuore a cui io non posso avere accesso. La guardo, e immagino. Immagino anche troppo, dietro una porta a volte chiusa e a volte no. Immagino cosa può aver suscitato una risposta brusca o un sorriso. Ma poi se immagino troppo finisce che faccio invasione di campo, che mi distraggo dall’unica cosa che davvero conta per me: lei.

E allora stasera mi concedo, da lontano, solo un’ultima immaginazione: quella di una felicità che non conosco e non conoscerò e che spero accompagni i prossimi mesi se, come temo, saranno in salita.

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