“Friggiamo?” “Eia”. Questo conciso scambio di battute, pronunciato verso le ore 19 di un sonnecchioso tardo pomeriggio di metà agosto, è forse la migliore descrizione del clima di casa Foddis e antistante giardino. In un batter di ciglia si è attivata una macchina da guerra che ha portato in meno di 50 minuti a produrre dal nulla una batteria di ciambelle modello Garfield, belle unte e intrise di zucchero come si conviene. Le tavolate a casa Foddis partono da un quorum di 15 persone e si allargano e allungano a piacimento, coinvolgendo annessi, connessi, parenti, conoscenti e relativi animali domestici. Le padelle sono formato ristorante. Alla cucina standard vengono aggiunti fornelli extra all’esterno, dove vengono posizionati pentoloni da Maga Magò per la frittura e, eventualmente, la bollitura di pecore.
Non potrei dire che mi sia sentita a casa, perché a casa mia ormai anche un solo ospite è una rarità e il massimo che sono in grado di produrre è uno stitico piatto di pasta. Mi sono sentita in un’altra dimensione, molto Mediterranea e assolutamente matriarcale. Gli uomini ci sono, sì: portano a casa i pesci, puliscono le cozze, tagliano le pecore con le cesoie da giardino. Ma non si può fare a meno di pensare che siano figure, se pur utili, vagamente accessorie. Il ritmo della giornata che va un po’ da sé, i programmi che sono talmente elastici da trasformarsi in qualcosa di assolutamente diverso senza che ci sia davvero bisogno di deciderlo.
E, soprattutto, un tratto assolutamente comune alla Sicilia: la concezione tipicamente isolana delle distanze. Come teorizzammo già molti anni fa in quel di Palermo insieme al filosofo contemporaneo Luca Sansonetti, mettete un isolano in continente e i 2 o 3 km che separano casa vostra da quella del vostro amico diventeranno una distanza eccessiva, una difficoltà logistica insormontabile. Mettete invece lo stesso isolano in patria, sia essa Palermo o Arbatax è indifferente: noterete immediatamente la differenza. “Andiamo a prendere un caffé ad Agrigento?”; “Vi andrebbe di passare un attimo a Sassari a ricaricare l’i-pod?”; “Guarda, conosco un localino a Siracusa dove si mangia benissimo. Però per il gelato ripassiamo da Cefalù. E’ un attimo”; “Ma certo che c’è una cartoleria per comprare i francobolli. Passiamo al volo da Nuoro, così ti godi anche il panorama della Statale Sarda”. Centinaia di chilometri macinati con disinvoltura in poche ore, tanto su un’isola tutto è (relativamente) vicino.
Un abbraccio Marco!! uomo umile dal cuore grande, sempre gentile… è proprio vero che se ne vanno sempre le persone migliori…. CIAO MARCO, ogni volta che la mia barca salperà da Santa Maria ti penserò…