Paradossalmente in queste giornate a casa, persino in quelle di festa, il tempo sembra non bastare mai. Il problema forse è che cerco di aggrapparmi alle cose che voglio fare, perché ho bisogno di dirmi che ho combinato qualcosa che abbia un senso per me. Però poi non riesco a arrivare al risultato e mi sorprendo a rimproverarmi: “Ma chi te l’ha fatto fare?”.
Però, per guardare il bicchiere mezzo pieno, posso dire di aver cominciato a scrivere un articoletto biblico come ai vecchi tempi. Faccio una fatica mostruosa, non capisco quando ho perso la facoltà miracolosa che mi permetteva di produrre quasi senza sforzo quello che mi divertiva. Però non ho smesso e anzi, considerando la lunghezza media dei miei articoli accademici (“ungarettiana”, mi definisce il mio capo e non è un complimento) potrei dire di essere arrivata a un terzo, se non a metà dell’opera.
Ho passato due volte l’aspirapolvere e lavato almeno un minimo i pavimenti. Questa attività, oltre a venirmi malissimo, la trovo deprimente perché l’averla fatta non significa che non dovrai rifarla, anche a breve.
Ho cucinato con Meryem cudduraci, gute e pastiera, un tripudio di pasticceria pasquale in cui in tempi normali non mi sarei cimentata per nulla al mondo. Ho fatto anche una discreta focaccia.
Ho ripreso un po’ a studiare principalmente perché mi angosciava non riuscire granché a leggere libri. Ho la fortuna di avere un caro amico che mi rifornisce quotidianamente di giornali, ma anche quelli li sfoglio o poco più.
Mi manca molto una buona, lunga conversazione. Ne sento proprio un bisogno fisico. Ma le telefonate, anche quelle piene di affetto che mi fanno sinceramente piacere, alla fine percorrono binari un po’ obbligati. Servono ad attenuare un po’ questa solitudine feroce, ma parlare con libertà e senza confini è un’altra cosa. Che mi manca, a dirla tutta, da molto prima dell’inizio della quarantena.
Non mi abbandona la sensazione che indietro non si torna. Ho perso anche la capacità di nutrirmi di conversazioni? O forse è solo un po’ arrugginita, come quella di studiare cose inutili? Temo che, per una cosa e per l’altra, mi difetti la fiducia in me stessa e di conseguenza la convinzione che ne valga la pena.
Ciao Chiara, come va? Tanti auguri di Buona Pasqua. Mi fa piacere che hai ricominciato a scrivere! Su cosa? Anch’io ho approfittato della forzata clausura, nonostante cinque rumorosi studenti a distanza e 19 classi virtuali ma onnipresenti, per scrivere qualcosa sul figlio prodigo o perduto in salsa moderna. Prima di salutarti, ho sognato GG. Io ce non ricordo quasi mai i sogni: cercava un libro per concludere un libro. Lo ha trovato nella mia biblioteca. titolo in inglese: Thirteen. 13 poi non ricordo. Ha commentato salacemente un necrologio che c’era contenuto e poi è uscito. Mah. Occorrerebbe un egittolo con il libro dei sogni o un Daniele.. Ancora auguri Francesco
Ciao Francesco! Va benino, tutto sommato. Sto scrivendo una cosetta sul salmo 82. Giusto per riprendere la mano. O per farmi passare la voglia per altri 15 anni. Buffo, il sogno. Buona Pasqua finita!