Ubi maior… Scherzi a parte, le paturnie personali non sono del tutto passate (così come il maledetto malanno di Meryem), ma non posso trattenermi dallo sfogo pure sul fronte, diciamo così, professionale. Non ho mai creduto che lavorare su temi legati all’immigrazione e in particolare al diritto d’asilo potesse essere socialmente appagante. Il nostro Paese brilla da sempre per pressappochismo, inefficacia, inadeguatezza e voluta ignoranza in quasi ogni aspetto connesso alle politiche migratorie. E’ un po’ il nostro marchio di fabbrica, al di là di buonismi e cattivismi che lasciano il tempo che trovano. Ma ora si è passato davvero il segno. Quello che questo Governo sta facendo e dicendo da gennaio a questa parte (una successione di iniziative e dichiarazioni contrastanti tra loro e con ogni norma nazionale e internazionale, insensate di per sé e in continua smentita di loro stesse) mi avvilisce profondamente come cittadina e come lavoratrice, anche al di là di ogni possibile considerazione umanitaria e culturale (due aggettivi che per pudore bisognerebbe astenersi dall’utilizzare come collettività, almeno finché saremo rappresentati sul piano nazionale e internazionale da questi governanti). Come vi spiego? Non si può fare in poche righe. Proviamo con una metafora. Immaginiamo che io sia un avvocato, abituato a interagire con il sistema giudiziario italiano, di cui conosco limiti, caratteristiche, possibili abusi, etc. E immaginiamo che un giorno io arrivi in tribunale e mi venga detto che no, in fondo nessuno ci obbliga a organizzare un processo, che vista l’eccezionalità della situazione organizziamo piuttosto una staffetta nei parchi di Casalotti, anzi no, magari un torneo di briscola al circolo delle bocce del Torrino. Con che diritto? Così. Chi ne è responsabile? Nessuno in particolare. Che ci azzecca? Niente. Ecco, io penso che se io fossi quell’avvocato, dopo un attimo di sbigottimento, mi stropiccerei gli occhi e aspetterei di svegliarmi, sorridendo tra me dell’assurdità del mio incubo. E invece no, non riesco a svegliarmi.
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