Ogliastra, una nuova saga familiare

La Nissan Station Wagon si inerpica per le stradine di Barisardo: Il mare non deve essere distante, ma decisamente non è in vista. L'abitacolo ospita, in barba alle norme e al buon senso, una variegata comitiva di sette persone, molto assortite per età e stazza. (No, questo post non aderisce alla campagna Se lo ami legalo. Diciamo che siamo in momentanea deroga, anche se non si dovrebbe). "Ma non potevamo andare alla spiaggia di ieri? Era così bella…". "Mamma, sembri il popolo che mormorava nel deserto!". Con questa dotta citazione biblica cerco meschinamente di mascherare un dato di fatto: il mestiere del navigatore non fa per me. Alla fine, per la cronaca, ci siamo arrivati alla spiaggia di Cea. 
Ci voleva una Station Wagon e la lingua di mia sorella Marina per trasformare una vacanza in una saga familiare. Il contesto, come sempre, supera ogni aspettativa. Case comode in posizione strategica, comprensive di fornitura pressoché ininterrotta di derrate alimentari gratuite (pomodori, patate, latte appena munto in bottiglia o in forma di dolci assortiti, uova della gallina di famiglia, melanzane, zucchini, cetrioli, susine, varie ed eventuali). Paese grazioso e raccolto, prodigo di scoperte naturalistiche e gastronomiche ("Lo vedi? Quello che ha in mano il signore è un polpo! Guarda che bello… Tocca le ventose! E' ancora vivo, che carino. Cosa ha detto che ci vuole fare? L'insalata? Ah."). Le gite proposte dal locale ufficio del turismo, pur volte a valorizzare le molte attrattive del territorio, comprendono inesorabilmente un pranzo all'ovile le cui portate, semplicemente elencate, occupano da sole una facciata del volantino illustrativo. Tempo stimato per il consumo (probabilmente con valutazione ottimistica): un paio d'ore delle cinque previste. A ogni angolo di strada, striscioni annunciano sagre: dei culurgiones (fatta), della salsiccia arrosto, della pecora allo spiedo.
Abbiamo comprato una mappa della zona, ma questo non ci ha impedito di perderci in una sterpaglia mediterranea solcata da uno sterrato appena distinguibile. Avevamo interpretato male un cartello. Ripresa, un'ora dopo e con gran stridore di marmitta, la strada giusta, l'abbiamo trovata bloccata da un asino. Al ritorno, un paio d'ore più tardi, l'asino non aveva ancora finito il turno. Era stato però affiancato da una mucca che allattava il vitellino. Lì, sull'asfalto. I bambini erano in visibilio (non solo loro, a dirla tutta). Più avanti, abbiamo intravisto una volpe. In macchina poi abbiamo trasportato un grillo. Lo so, non suona molto eroico. Ma tutto sommato lo abbiamo preferito al maiale peloso che si aggirava nei dintorni dello sportello.
Prese le misure reciproche, salvo qualche piccolo scivolone, stiamo ricercando l'equilibrio perfetto tra esplorazioni avventurose e pigro, pigrissimo oziare (con una netta prevalenza del secondo). Sono sempre più convinta. Amo l'Ogliastra.

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