In realtà avevo voglia di parlare di svariate cose sostanziose: il discorso del Ministro Andrea Riccardi a cui ho assistito, una lettura significativa fatta da poco. Ma certe volte i programmi bisogna saperli cambiare. Il tempo incalza, le commissioni sono molte e qualcuna mi è anche scappata. Ma in realtà ho una gran voglia di respirare profondamente e rilassarmi un po’. Concedermi qualcosina. Assecondare un po’ di autoindulgenza. Un pochino, eh. Sempre calvinista nell’animo resto. Ma oggi volevo annotare che al minimo di manutenzione indispensabile per Capodanno (per Natale non ce la faccio davvero) ho aggiunto un paio di appuntamenti non indispensabili, tra cui una manicure. E il prossimo 5 gennaio mi godrò 3 ore di hammam e massaggio, un regalo di compleanno che sulle prime mi aveva lasciato interdetta e che invece era perfetto. Perfetto perché questo è uno di quei momenti di parentesi in cui mi va di provare qualcosa di diverso e di godermela.
Lo stesso vale con Meryem. Ieri le ho dato subito il libro di Claudia Porta Giochiamo allo yoga. Non mi andava di aspettare alberi, pacchetti, befane. Ce l’avevo e glielo ho dato. L’ho lasciata stamattina che faceva lezione alla tata, aiutandosi con i disegni e con l’esempio diretto. In questi mesi l’ho portata una volta a settimana (con qualche salto) a una lezione di gioco yoga qui vicino e, nonostante tata Silvana sia un po’ tiepida (ma non me lo dice apertamente), io sono convinta che sia ottima. Meryem è entusiasta, ci tiene a farmi vedere le posizioni e ho notato che ormai (anche perché è un po’ più grande) segue con precisionie le istruzioni (provavo a leggerle dal libro: mani a terra, fronte sul pavimento…). Inoltre ho la sensazione che questi 45 minuti di yoga siano un’apertura alla creatività, alla fantasia, all’immaginazione. Mercoledì scorso li sentivo saltare come ranocchie e trasformarsi in ragni. Ho visualizzato i visi lamentosi delle maestre e ho provato un attimo di sollievo. Lamentarsi è umano, ma se è uno stile di vita è pesante. Per gli altri e per se stessi.
Secondo lo stesso principio dell’impazienza (eppure con Meryem canto spesso la canzoncina dell’Albero Azzurro “Con la pazienza, maturano le mele, finisce il temporale, si gonfiano le veleeee…”) oggi ho visto in una vetrina una gonnellina meravigliosa (a palloncino, color nutella – questo recita l’etichetta – a pois beige chiari). Sono entrata, l’ho comprata, domani gliela metto. Però servivano le scarpe. Uscendo da un’orrida festa da Mc D. (non mi capacito di come si possa pagare per vedere figli propri e altrui chiusi in una specie di pollaio in compagnia di una tizia scostante che vistosamente cerca di farli mangiare in quattro e quattr’otto per passare allo scarta la carta e torta a tempo di record), siamo passate davanti a un rinomato (pare) negozio di scarpe per bambini. Mi avevano messo in guardia. Non è economico. Ma si muore una volta sola. Ci siamo accordate: Meryem poteva scegliere (leggi: l’avrei pilotata un po’, ma mi sarei intromessa il meno possibile). La Guerrigliera ha immediatamente puntato in vetrina delle ballerine di vernice rosa fucsia con fiocchetto. E sia. Domani farà un figurone.
E io? Beh, come detto, il restauro lo rimando a dopo Natale. Ma faccio voto di non paludarmi nei soliti pantaloni neri. E ormai la zeppetta Wonders la sfoggio con assoluta disinvoltura.
P.S. Alle cose serie tornerò presto, abbiate fede. E buon Natale a tutti voi, di tutto cuore.
Anche a voi, mamma e bambina bellissime!
Grazie mille! A presto e buon Natale anche a voi.
buon natale, mi ha quasi commosso più tutta questa frivolezza che lo spessore del giveaway e i pensieri connessi. ma è che a natale vedo tutto a rovescio.
insomma: auguri!!