Donne, differenze, riflessioni, qualche polemica. Oggi va così. Leggo anche di testimonianze familiari di femminile: feste, esperienze, memorie. La mia famiglia di origine era prevalentemente femminile (6/7). Oggi, non vivendola più, ci sono alcuni dettagli “da donne” che mi mancano, primo fra tutti il reciproco saccheggio degli armadi e le prove abito davanti allo specchio intero di camera dei miei genitori, con il parquet che scricchiolava (e scricchiola ancora) e la luce che falsava un po’ i colori, attraverso il lampadario a gocce (ma mai quanto il neon dell’ascensore). E poi, prima di uscire, una spruzzata della colonia di mia madre. Ricordo le chiacchiere mentre si lavavano i piatti, oppure davanti all’asse da stiro (io ero sempre e solo quella che chiacchierava, si intende!). Ricordo le condivisioni del bagno, per ottimizzare i tempi (e poi mi chiedo perché il mio senso della privacy è molto molto evanescente…).
Quando ero incinta ho avuto una sola, unica premonizione, poi rivelatasi esatta (avevo il 50% di probabilità di azzeccarci, del resto): era femmina. E la cosa mi sollevava. Ho sempre avuto la sensazione che a un maschio avrei avuto meno da raccontare. La mia piccola donna privata è stata un privilegio che mi è stato concesso, un’occasione per smetterla, finalmente, di fare il maschiaccio. Lo so, lo so, non si dice maschiaccio. Non si pensa nemmeno, non ci si deve impelagare in questioni di genere. Ma ieri, quando sono andata a prendere Meryem dall’amichetta e siamo uscite di corsa perché le dovevo mostrare una luna piena scintillante di luce morbida, mi sono messa ad ascoltarla mentre mi raccontava di come le piacerebbe sedersi su uno spicchio di luna, quello che ieri mancava a completare il tondo perfetto, e fare l’altalena in mezzo al cielo. Così, alla fine di una giornata in cui annaspavo in dubbi tormentosi quanto inutili (c’è qualcosa di più inutile di chiedersi: “non sarebbe stato meglio se avessi…”?), ho provato un’immensa gratitudine per la mia Guerrigliera e per quella via d’uscita che mi indica quasi sempre, come Arianna nel labirinto.
Oggi due emozioni davvero forti: la poesia di tua figlia… E il ricordo di quella colonia di cui, appena aperta l’immagine, mi é sembrato di sentire la fragranza… E tantissimi ricordi sono affiorati alla mente.
tutto questo mi rende pienamente felice e…speranzosa per le mie figlie (anche loro saccheggiano tutto, non c’è più una pinzetta che si salva!)
(mi piace)
Invidia per le soelle (e i fratelli) che non ho mai avuto.
invidia anche da parte mia per le sorelle che non ho avuto, per l’atmosfera complice che non ho mai sperimentato, e grande sollievo per esser madre di due maschi invece, sono stata una pessima figlia, almeno posso riscattarmi come madre
Io invece vi invidio la pluralità, anche minima, di figli. Ero convinta che non avrei avuto un figlio solo, proprio per il valore sostanzialmente positivo della sorellitudine (ovviamente nel quadro idilliaco ho trascurato le risse, le urla, ecc.). E invece mi/ci è mancato il coraggio.
Ogni volta che ti leggo mi sorprendo e mi commuovo.
Invidio un po’ il tuo affiatamento con le sorelle. La mia l’ho riscoperta solo quando sono uscita di casa e a volte mi piacerebbe tornare indietro per rivivere tutto.
Spero con i miei figli, seppur maschio/femmina, di riuscire a creare quella complicità che un po’ mi è mancata.
@yenibelquis: idem, pure a me è mancato il coraggio; però quel rapporto assoluto e privilegiato ( e qualche invidioso potrebbe dire anche un tantino malsano) chi lo sa se puoi averlo dividendo il tuo cuore in una pluralità di figli. Ci ho pensato ora, perchè mi sono rivista nella descrizione di te e tua figlia e la voglia di ciondolare dalla luna.
E’ andata così e non ci si può guardare indietro senza traformarsi in statue di sale(!)