Si fa un gran parlare del programma di Fazio e Saviano su La7, la cui serata conclusiva è oggi. Ho fatto del mio meglio per seguirlo, ma confesso che alla fine il mio bottino di telespettatrice è stato scarsino: faccio fatica a restare sveglia, per cui ho assistito solo a tratti. A onor del vero, la cosa non si può imputare del tutto al programma: anche lo spettacolo di Marco Paolini, sempre su La7, che pure mi piace e mi interessa, l’ho visto (e non al 100%) solo perché ho potuto usufruire anche della replica.
Mi sembra che ci sia molta enfasi rispetto a questa trasmissione, al punto che ho pensato fosse il caso di guardarla e, in un certo senso, di capire cosa (finora) ne ho pensato. Vedo che altri, sui social network e sui blog, hanno avvertito la stessa esigenza.
Per semplicità, mi atterrò a una lista di “like” e “dislike”, riservandomi di aggiornarla in futuro (magari anche grazie alle vostre osservazioni).
Mi piace
– il fatto di affrontare alcuni temi forti (la Cecenia, il soccorso in mare, la tratta…) in un format leggero, diretto, facile, fuori dagli schemi delle trasmissioni come Report, Presa Diretta etc (il cui frequente sconfinamento nell’autoflagellazione seleziona il pubblico alla fonte);
– la partecipazione di molti personaggi di livello, di testimoni scelti, di persone che faticherebbero ad essere conosciute al grande pubblico;
– la programmazione in prima serata;
– Elisa;
– Paolo Rumiz… lo so, lo so, non è corretto valutare un solo intervento individuale quando non si sono neanche sentiti tutti gli altri. Ma lui mi piace da morire ed è riuscito a trattare il tema scarpe/piedi/viaggio senza essere banale e senza neanche scimmiottare Erri De Luca.
Non mi piace
– l’enfasi su e di Roberto Saviano. In tutti i sensi. Mi pare un calzante esempio italico in cui chi fa un buon servizio pubblico rischi di essere trasformato/trasformarsi in un carismatico profeta, con sgradevoli protagonismi da predicatore che mettono a tratti in ombra i contenuti;
– la presenza privilegiata di troppi personaggi già presenti nel programma di Fazio su Rai3 (Littizzetto, Gramellini…), che non era veramente necessaria (potevano partecipare nella stessa modalità di tutti gli altri). La messa in onda su La7 è autoesplicativa, non aveva bisogno di essere accentuata, a mio parere (ma magari sottovaluto);
– la sensazione che la buona idea alla base del programma non sia stata lavorata a sufficienza. Forse questa impressione è dovuta anche alla discontinuità della mia visione, ma sono rimasta con l’idea che magari si potesse andare un poco più in là nella costruzione del copione, pensarlo un po’ di più.
Nella sua gigioneria (what’s gigioneria, mi diranno i non romani?), comunque, il giochino delle parole è stimolante. Mi sono chiesta io, in questo momento della vita, che parole sceglierei. Una, in effetti, tempo fa l’ho scelta. Era “interfaccia“. Un’altra, probabilmente, sarebbe “rappresentanza”. Ma per svilupparla mi ci vuole più tempo e ulteriori rimuginamenti.
La prima sera l’ho guardato con entusiasmo. Ieri, complice un addormentamento particolarmente sofferto, dalle 23, ma ho acceso con piacere la tv per vedere che succedeva. Mi è rimasta impresso la storia della donna nigeriana obbligata alla prostituzione.Della sera prima ho in testa e nel cuore il racconto di Saviano sulla strage di Beslan e la compostezza e dignità di una delle mamme, la signora Dudieva. Oggi attendo l’ultima serata.
Il mio dislike riguarda quello che, secondo me, è la più grande incapacità del linguaggio televisivo, che è quello della mancanza di approfondimento. E’ un gioco alla rincorsa di parole e parole e ancora parole, che lanciano un messaggio nel grande mare della nostra ingordigia di informazioni. Ci colpisce,come su stessa ammissione di Saviano, risvegliando i nostri sentimenti di empatia. Il rischio è che questa stessa empatia sia autoreferenziale, che già domani quest’emozione ricada nel dimenticatoio e che la donna nigeriana obbligata alla prostituzione rivada a ricoprire il suo ruolo di puttana che disturba il decoro dei quartieri delle città italiane. Che la Russia vada a ricoprire il suo ruolo di nazione forte, non imputabile a lei alcun errore, e che l’Italia,signora mia, è tanto amica della Russia e tra amici non ci si può fare le pulci.
E così la poesia di Rumiz e di De Luca, per chi li ama, andranno a riempire tutt’al più le classifiche dei libri più venduti.
E ancora l’intervento di quello lì…sì quello lì….quello che parlava di non ricordopiùbenecosa, com’è che si chiamava? Ma da dove sbuca, quello lì? Ma chi lo conosce?
E così,anche nei migliori programmi sulla carta, alla fine ci ritroviamo a macinare velocità, tempi compressi, quantità di argomenti diversi gettati all’interno di un unico calderone.
Zippati e contenti.
uhmm!! anche io sono rimasta tiepida, sebbene non l’abbia seguito per intero,ma un po’ in tv e un po’ su you tube. Devo dire che gli interventi che più mi son piaciuti riguardano l’attuale situazione politica europea, ma forse perchè sono affamata di notizie e opinioni (da leggere “la preghiera di Aiace ” di Barbara Spinelli, che mi ha davvero emozionata, anche se mi rendo conto di essere off topic, sorry!).
Quindi, in sostanza, mi son piaciuti molto, Gad Lerner e Gramellini (quest’ultimo riguardo alla parola “Forza”)
Eppoi, facciamo ‘sto giochino della parola da adottare per la vita: la mia sarebbe “entusiasmo”, ma vuoi mettere che meraviglia l’etimologia, essere dentro il Dio! Se tutti fossimo un po’ più entusiasti, forse quella patina di grigio che spesso adombra il quotidiano, verrebbe spazzata via
Sostanzialmente d’accordo con te: devo aggiungere che ho trovato la Litizzetto molto sotto tono, banale e ripetitiva. E soprattutto mi ha pesato la scarsa presenza femminile: non saprei come approfondire, non sono femminista e intransigente, è come una sensazione di fastidio. Io la mia parola l’ho scelta e l’ho inserita sul web (hanno un sito carino http://www.la7.it/quellochenonho/nuvola/ ): condivisione.