Sono giorni inspiegabilmente difficili. E’ come se, leggendo in penombra, avessi perso il segno e non riuscissi a ritrovarlo. Una volta, molti anni fa, scrivevo in un post che mi pareva di camminare su una lastra di ghiaccio scricchiolante. Ci sono di nuovo.
Sono cose che succedono, o almeno che succedono a me. La nostalgia del passato è il rimpianto di quello che avremmo voluto che fosse stato (ma che magari non è stato affatto come ci piace ricordarlo). Questa è la prima frase, dettami gentilmente da un amico venerdì sera, che mi ripeto in queste ore. La seconda la debbo a Anna Lo Piano: “per riuscire a condividere senza pesantezza bisogna essere prima molto soli e accettare questa solitudine, viverla pienamente”. Anche questa frase la ripeto tra me e me in questi giorni. Mi pare dia un senso alla mia solitudine (anche se questo post è decisamente pesante: farò in modo che sia almeno breve).
A questo punto prevengo i commenti che mi aspetto: non è successo assolutamente nulla. Non è cambiato nulla negli ultimi giorni o nelle ultime ore. Abbiate pazienza con me. Sono solo un’anima inquieta. Niente di cui preoccuparsi.
Chiara, mi stai benissimo sia come anima quieta che come anima inquieta. E se abbiamo questo metodo, che dire, teniamocelo e cambiamolo quando ne troviamo uno migliore.