Probabilmente lo avrò già raccontato: c’è una canzone di Yehuda Poliker che mi accompagna almeno da un ventennio e il cui ritornello mi sorprendo a fischiettare per strada, specialmente in giornate come quella di oggi: “Fa male, ma di meno / Di meno, ma ancora fa male”.
Come a volte capita, in un momento in cui mi pareva di aver imboccato un percorso positivo e promettente, mi sono trovata sul muso una serie di porte che si chiudevano inaspettatamente. Una, forse più inspiegabile delle altre, mi ha fatto male sul serio.
Sono passate quasi due settimane da quel cambio di vento. Se avessi saputo, in quel momento, che il percorso al buio sarebbe stato così lungo, mi sarei scoraggiata anche di più di quanto non fossi allora. E invece, come dice la canzone, forse oggi fa un po’ meno male. Ci si abitua, forse ci si rassegna un po’. Le cose che non si possono cambiare si ingoiano. Quelle che martellano nella testa continuano a martellare, ma ogni tanto anche quello lo riesco a registrare come rumore di fondo.
Di meno, ma certamente fa male ancora. Tanto.
dovresti trasferire questi tuoi pensieri in un libro, io lo leggerei con estremo piacere … sul serio