Oggi sono passata in tintoria. Avevo dimenticato il mio vestito colore tabacco lasciato lì quando, pur avendolo scelto per una serata molto speciale, lo avevo dovuto scartare perché macchiato. La macchia ora non c’è più, ma sono sparite anche tante altre cose in queste settimane.
Mi è sparito soprattutto il sorriso dalla faccia, quel sorriso che non mi sentivo sulle labbra da tanti anni. La sorpresa, l’aspettativa e anche quella inspiegabile sicurezza che provavo in quei momenti di un passato che mi pare remotissimo.
Ho riposto il vestito nell’armadio. Cercando la ricevuta nel portafoglio, senza trovarla, ho visto che invece un foglietto scritto in stampatello c’è ancora. Non l’ho aperto, fa troppo male.
Mi faccio forza o piuttosto mi forzo a essere assennata. Però non posso fare a meno di pensare che no, non è giusto. Non me lo meritavo nemmeno io. Certo utima nella fila di sconosciuti che hanno più diritto di me di piangere, ma lo stesso avrei voglia di urlare, di ribattere, di cambiare le cose.
Penso a una situazione diversissima, in quegli stessi giorni bui, in cui sono riuscita a dire a una persona: “No, non te ne andare così”. Vorrei tanto essere stata capace di dirlo anche una settimana prima. Magari non cambiava nulla. Oppure magari avrei saputo allora quello che ho realizzato troppo tardi: era l’ultima volta che ci vedevamo.