Come un cane da caccia impazzito

Non ricordo esattamente quando mio padre mi raccontò del suo soggiorno di studio parigino usando la metafora del cane da caccia che poi utilizzò in una sua bella lettera a padre Chenu, pubblicata nell'epistolario curato da mia madre per Studium. Però ricordo gli occhi che gli brillavano. Mio padre era goloso di cose da studiare quanto non lo era di cibo. E infatti non era così raro che si scordasse di tornare a casa a pranzo: quando succedeva di sabato restava chiuso dentro la Biblioteca Vaticana e toccava chiamare la gendarmeria per farlo liberare (non era ancora epoca di cellulari). "O almeno così mi immagino che debba sentirsi un cane da caccia di fronte a un muchio di selvaggina: impazzito, perché vorrebbe buttarsi contemporaneamente in tutte le direzioni", diceva ridendo anche a me. Ha fatto bene Paolo Vian a scegliere questa frase insolita per titolare il pezzo dedicato sull'Osservatore Romano di oggi al lavoro della mia mamma. Dice molto anche dell'irrazionalità un po' poetica di quello che poteva sembrare un severo studioso (ma proprio solo a chi non lo conosceva di persona). 
A me la metafora del cane da caccia tornava in mente quando mi buttavo tra gli scaffali mobili della biblioteca di Studi Orientali. O, ancor di più, la prima volta che sono entrata nella biblioteca del Pontificio Istituto Biblico, con tutti quei piani e ballatoi di scaffali a accesso libero. Ho passato molti giorni "da cane da caccia" nella mia vita e di questo devo ringraziare in primo luogo mio padre, che con i suoi modi fuori dal comune mi ha trasmesso la passione per la ricerca. E, in seconda battuta, il mio maestro Giovanni Garbini. Non mi è servito a trovare un lavoro e anzi, in qualche modo, mi ha ostacolato. Posso dire che mi abbia ostacolato un bel po' anche nell'emotività, nella socializzazione, eccetera. Ma mi ha regalato un sacco di gioia purissima e il gusto della condivisione con gli altri cani impazziti che ancora mi capita di incontrare. Un linguaggio misterioso, come può essere solo quello tra bestie simili.

5 pensieri riguardo “Come un cane da caccia impazzito”

  1. Ho fatto un master di Nuovi Media nel 1999/2000, quando Internet era ancora l'ultima frontiera e i letterati che ci capivano qualcosa erano rari. Quando ho finito, mi si sono aperte un sacco di prospettive e di possibilità: dicevo sempre che mi sentivo come un gatto davanti al sacco di crocchini, che non sa da che parte cominciare.
    Poi il sacco si è chiuso, ma questa è un'altra storia 😉

  2. Meravigliose bestie rare. Con tanti cani sciolti così in giro per l'universo, rivedrei la mia posizione assolutamente a sfavore della caccia.
    Bellissimo post Chiara.

  3. Pingback: Soddisfazione |

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