Ho trovato su Facebook una proposta bizzarra, ma accattivante: adotta una parola (http://adottaunaparola.ladante.it/). Si tratta, in pratica, di scegliere una parola della lingua italiana e di autoproclamarsene "custode", eventualmente anche segnalandone usi impropri sul sito. La cosa più interessante, per me, è stata la scelta della parola. La mia vita, finora, pullula di parole, anche bizzarre. Eppure non ho avuto dubbi: ho scelto il lemma "interfaccia". Più ci penso, più la scelta mi convince. "Interfaccia" è una parola che in questo momento mi interessa più di tante altre. Persino più di uniatismo, di enoteismo o di apolidia 🙂 Giorni dopo, oggi, ho iniziato a focalizzare meglio perché.
Il primo argomento che mi è venuto in mente ha a che fare con la mia vecchia vita. Quegli studi astrusi che, attenuato un po' il dolore della separazione ormai definitiva, tornano a far capolino, più positivamente, in quello che faccio e in quello che penso. In questi giorni ho ricevuto l'ultimo libro del mio maestro Giovanni Garbini. Si intitola "Dio della terra, Dio del cielo" ed è una sorta di summa di anni di conversazioni che abbiamo avuto sulla religione semitica antica. Uno dei concetti più intriganti, senza entrare in particolari noiosi, è che la divinità femminile della luna è stata a un certo punto considerata il "segno" della divinità maschile che risiedeva negli inferi, cioè ciò che di lui era visibile – sia pure a tratti. Una sorta di interfaccia, con cui il fedele poteva relazionarsi. Interfaccia, in questo caso, è un termine utile, che lascia intendere immediatamente un concetto altrimenti complicato da esprimere.
Poi ho iniziato a pensare a me stessa, a come mi sono relazionata e mi relaziono con il mondo esterno. Alla mia interfaccia personale, nelle sue varie manifestazioni, non ho per molto tempo data alcuna importanza. Errore. Il programma più utile e funzionale se appare all'utente poco amichevole, complicato, respingente, resterà inutilizzato. Se ripenso a uno dei periodi più felici della mia vita, mi vedo vestita in modo improbabile, arrampicata su una scala in biblioteca mentre sfoglio voluminosi tomi che grondano polvere sui malcapitati passanti (non mi prendevo neanche il disturbo di tirarli giù). Io ho sempre ricordato l'entusiasmo febbrile di accostare per la prima volta i frammenti dell'Esapla di Origene. La mia amica Alessandra mi ricorda come una tipa strana, visibilmente desiderosa di essere lasciata in pace, senza alcuna curiosità per gli altri. Sono così? Istintivamente direi di no, ma certo in quel momento lo apparivo e dunque un po' lo ero. Ci sono dei grandi piaceri tutti privati, ma se diventano gli unici piaceri c'è qualcosa che non va. Ricacciando indietro il rimpianto per il rimpianto, devo dire onestamente che oggi sono felice in modo più articolato, più sfaccettato, più vario. Magari mi manca quella "gioia purissima" di cui parlavo qui. Ma, a conti fatti, ho tanto di più. Il gusto di rapportarmi con gli altri, anche attraverso il web, è certamente qualcosa di relativamente nuovo nella mia vita, che mi dà anche la possibilità di portare pienamente a coscienza tutto quello che ho seminato e raccolto, in questi anni, nei campi più diversi.
E finiamo con qualcosa di regalato, cioè con qualcosa che ancora non è mio, ma che mi gusto da spettatrice. C'è anche un interfaccia concreto, che ancor di più ho trascurato e trascuro ancora: il look. Non vi preoccupate, non ce la farò mai ad avvicinarmi davvero allo sfavillante mondo del fashion. Ma mi piace guardare, pensare, interagire con chi se ne interessa, nei modi più vari (dalla stilosissima e dolcissima Paola al più scanzonato duo di Trashic). Mi piace pensare che anche l'abito concorre a fare il monaco e che imparare a valorizzarsi è una freccia in più da aggiungere alla propria faretra, insieme alla capacità di parlare in pubblico e a quel minimo di assertività sul lavoro che tento di farmi iniettare, a piccole dosi, dalla mia coach preferita. E poi venitemi a dire che internet non è una risorsa.
Ti consiglio The Sartorialist.
Amedeo
Omonima, sei troppo ispirata: ti vengono fuori dei post che centrano esattamente il punto.
Questa cosa dell'interfaccia di noi stessi è geniale. Da meditarci su per un anno, e poi ricominciare da capo.
a piccole dosi, sì. e dire che io invece di interfacce non ci capisco – notoriamente – niente!
Flavia
concordo assolutamente sull'ispirata! un'adozione geniale.
silviettta
p.s. off topic: mi fa buffo pensare che molte delle cose che scrivi potrebbero adattarsi perfettamente anche alla mia biografia nonostane i risultati siano poi decisamente diversi ;.D (ovviamente a tuo vantaggio, sei alta e bionda, che vuoi di più dalla vita?)