Periodicamente, ma con frequenza via via più intensa, spuntano discussioni in merito al mondo dei (ma soprattutto delle) blogger: la relazione con le aziende e con il marketing, la loro capacità di “influenzare”, la loro stessa natura (sono veri/e? sono liberi/e?).
Nel 2004 questo mondo era del tutto nuovo per me. Ho fatto un po’ di esperienza, ho anche avuto una figlia (il che mi ha aperto, in potenza, l’accesso alla categoria di mamma blogger… perché per essere mamma blogger, dicono, basta avere un figlio, mentre ad esempio per essere fashion blogger non basta vestirsi ogni mattina, né per essere foodblogger basta scaldarsi una zuppa al microonde, se ce l’hai, o farti un uovo al tegamino). Ho fatto alcune esperienze, ne farò (spero) altre. Mi sono fatta un’idea, anzi più d’una. Ho cambiato opinione, sia pure non radicalmente, alcune volte.
Per quest’ultima ragione sento l’esigenza di annotare, per me e per le vostre eventuali considerazioni, come la penso in questo momento su alcuni punti. Pronta a ripartire da qui per ampliare le mie prospettive, si intende.
1) Il blog, di per sé, è uno strumento/un contenitore. Usare/Tenere un blog non è necessariamente una missione. Ne consegue che i blogger non hanno, in partenza, un comune denominatore per poter essere definiti tali. Non devono condividere un’idea politica, non devono essere impegnati nel sociale, non devono essere vegetariani o fan di Guerre Stellari. E’ pur vero che nell’uso comune quando si dice “blogger” si intende non chi compila pedissequamente un blog aziendale, ma chi usa il blog per esprimere un po’ di “personalità”, di personal branding anche minimo.
2) E’ ammessa la personalità fittizia? Beh, quella letteraria evidentemente sì. Ogni buon blogger ne ha una. Ma quelli meramente pubblicitari? Anche qui dipende. Est modus in rebus. Un’azienda può realizzare prodotti editoriali interessanti, con la collaborazioni di blogger. La differenza la fa in primis in contenuto e poi lo stile della collaborazione (e del collaboratore/collaboratrice). E’ chiaro comunque che questi prodotti sponsorizzati si pongono manifestamente come cosa distinta da un blog personale.
3) La verità vera che nel web, come nella vita, l’unico metro con cui mi sento di valutare le persone è lo stile e l’educazione. Non amo le sgomitate, gli atteggiamenti aggressivi, l’eccessiva enfasi, le presenze invasive, l’ostentazione, la superficialità, il pressappochismo, l’iper valutazione di contributi (propri o dei propri amici) che di fatto risultano tirati via con poca cura. Non mi sentirei di dire che questi elementi, comunissimi nel mondo professionale di tutti noi, inquinino il meraviglioso mondo dei blog, per il semplice motivo che non mi pare che ne esista uno a prescindere. Ma disturbano me. Questo sono riuscita a mettere a fuoco: non direi mai che la presenza di uno sponsor o di un logo su qualsivoglia blog mi scandalizzi (e, coerentemente, ne uso anche io, se mi capita); ma certamente i/le blogger finiscono per connotarsi anche per come si pongono sul web (inclusa la natura e la qualità delle loro collaborazioni esterne). Se quindi un blogger che lavora “nel settore” (quale che esso sia) e pertanto si espone di più alla mia valutazione di qualità, adotta uno stile che non gradisco, finisco per non leggerlo più. Il che non è una terribile minaccia, evidentemente. Ma era solo per dire che certe volte si discute allo stremo su questioni astratte, filosofiche e di principio, quando poi è lo specifico, più che la regola teorica, a cambiare tutto.
Come mai non c’è nemmeno un commento in questo post? E dire che l’argomento è scottante… Il mio pensiero è arcinoto, non è la sponsorizzazione che modifica il modo di leggere un blog ma i suoi contenuti e la coerenza del blogger. Temo che ne sentiremo delle belle a venire, pare che il futuro del marketing sia proprio tra queste pagine virtuali 🙂
Ho appena finito di leggere l’ultimo libreo di Claudia Porta “La mia mamma sta con me” che offre molti spunti interessanti al riguardo. A me sembra sia una questione di scelte in primo luogo e poi, fatta la scelta, una questione di stile. Il blog di Claudia De Lillo, così di successo, si presenta addirittura scarno e punta tutto sulle qualità narrative dell’autrice. Poi c’è “machedavvero” che spesso occhieggia allo sponsor , ma che ha davvero molto stile nel proporlo.
Ciao
Sono un neofita nel mondo blog, nel passato scrivevo qualcosa che rimaneva nel quaderno fino ad esaurimento pagine e riletture poche ora ho aperto questo blog , ho scritto qualche racconto o qualche pensiero ma non ho un argomento preferenziale e il discorso sponsor non mi tange …
Mauri