16 anni di blog. Giveaway


Nove anni fa scrivevo un post dal titolo “Leggere, scrivere, mangiare”, un gioco a premi tra i lettori del blog. Mi piace riproporvi la stessa sfida, nelle modalità un po’ vintage dell’epoca. Vediamo chi si cimenta.

Le regole e i premi sono gli stessi di allora. La deadline la mezzanotte del 31 maggio.

“Attenzione, attenzione. Squilli di tromba, eccetera. Tra dieci giorni esatti questo blog compie sette anni di vita. Sette anni di guai, sette anni di aneddoti e mugugni, sette anni di legami e incontri atipici e sorprendenti. Le blogger famose, in questi casi, organizzano un giveaway. Cioè, in pratica, mettono in palio qualcosa per uno dei loro fedeli lettori, estratto a sorte. Sono generose, le blogger famose. Con me, visto che voi lettori siete pochi ma di qualità superiore alla media, non ve la caverete così a buon mercato. Per concorrere all’estrazione dei ricchi premi che poi vi descriverò, vi sarà chiesto di fare qualcosa. Il titolo che darò a questo giveaway di compleanno sarà quindi: “Leggere, scrivere e…mangiare”, con un’efficace sintesi delle attività a cui la sottoscritta si dedica con maggiore assiduità. Regolamento 1. Leggere: rileggetevi un po’ di post di questo blog, rinfrescatevi la memoria. E poi sceglietene uno che avete gradito particolarmente o su cui vi sentite di voler ribattere e linkatelo. Potete farlo in un commento a questo post, oppure sul vostro blog o pagina Facebook (in questo secondo e terzo caso, qui sotto metterete il link di dove avete svolto il compito). 2. Scrivere: non mi basta che linkiate un post. Vorrei che mi spiegaste perché lo fate, che magari scriviate una vostra risposta, critica o aggiunta a ciò che nel post in questione si dice o si racconta. Mi accontenterò di un commento, ma idealmente mirerei a un contro-post. Esprimetevi! 3. Mangiare: nulla vi impedisce di farlo anche subito, ma la terza parte del titolo si riferisce, in questo caso, a una parte sostanziosa del… Premio Ammesso che i partecipanti siano più di uno (se fosse uno solo sarà automaticamente nominato vincitore), verrà estratto a sorte tra tutti un premio composto di: a) un libro della mia libreria scelto da me in base alla mia ispirazione del momento (e a qualche indicazione che i partecipanti più astuti lasceranno cadere con eleganza nel partecipare) b) un buono pasto, valido a tempo indeterminato, che dovrà però essere consumato qui a Roma in mia compagnia in una di queste due mitiche location: il kebab di Nizam o il bar degli energumeni che qualcuno dei miei lettori già conosce. Ovviamente, se volete divulgare l’esistenza di questo bizzarro giveaway di compleanno, vi sarò riconoscente! Il risultato sarà molto più divertente.”

Quando aprivamo i blog


Ogni tanto qualcuno sospira, in rete o dal vivo: “Che tempo era, quello…”. Quando ci commentavamo su Splinder o Blogspot con la stessa intensità di una chat e quindi chi ci leggeva diventava un amico, qualcuno che si sedeva virtualmente sul tuo divano e magari prima o poi (a volte molto poi) ci si incontrava dal vivo. In questi giorni la serie ispirata al blog di Valentina (Volevo fare la rockstar, se non l’avete vista cercatela e accattatevi pure il libro, così capite meglio cosa erano quei blog) mi e ci ha fatto tornare in mente quel periodo.

Perché ho aperto questo blog, nel 2004? Sinceramente non ricordo precisamente. Certamente questo doveva essere la prova tecnica per il blog serio, che si chiamava “Rifugiati” e che è morto di lì a poco. Ci versavo sopra i pensieri sparsi che altrimenti avrei scritto su quaderni e agende. Poi però qualcuno ha iniziato a leggere. E con la mia gravidanza, nel 2007, quello che a me pareva un sacco di gente ha iniziato a leggere.

Yenibelqis è diventato un divano, incasinato come la mia casa e come la mia vita in generale. Ci si trovava e si chiacchierava. Raccontavo aneddoti, condividevo come mi sentivo, parlavo delle questioni che mi stanno a cuore. Non era un blog tematico, non era un prodotto letterario, non era un portale, non era utile o informativo. Era (ed è) una collezione di chiacchierate. A volte più interessanti, a volte divertenti, a volte stanche, a volte piene di rabbia e di amarezza.

Poi è arrivato Facebook. Se si commenta, lo si fa lì. Se si condividono foto, lo si fa lì. Le “amicizie” si accettano o si rifiutano lì. L’anonimato, a cui non ho mai tenuto, non aveva più senso, comunque. Il blog io non l’ho mai lasciato. È sempre il divano di casa mia. So che ci sono alcuni che mi conoscono da tempo che leggono in silenzio e non sono su Facebook o su altri social. Ma comunque rispetto a Facebook, che è utile, e a Instagram, che mi piace, il blog resta una cosa diversa.

Specialmente il mio blog, che non aveva una funzione precisa, se non chiacchierare di quello che mi va. In tutti questi anni, gli incontri che ho fatto su questo spazio sono stati preziosi. Sono legati a bellissimi ricordi dal vivo. Non voglio far torto a nessuno, ma qui ci starebbero bene tanti nomi di persone a cui sono grata per questo. Ne menziono solo tre, in qualità di facilitatrici di tante altre amicizie: Barbara (all’epoca poesianotturna, oggi Mamma Felice), Silvia (metà di Genitoricrescono, ma anche riemersa da un passato comune) e Iolanda (Filastrocche e poi Fattore Mamma), che mi ha fatto vedere Milano in una luce del tutto diversa.

E chiudo ricordando che questo spazio non esisterebbe più da tempo se Andrea Beggi, che peraltro non ho mai conosciuto, non me lo avesse fatto migrare da Splinder a qui con un gesto di pura generosità. Una disponibilità che mi era stata segnalata da un’altra amica sulla rete, che non ho mai ringraziato abbastanza.

Ho molto rallentato l’aggiornamento di questo spazio, ma non ho mai pensato di chiuderlo. Mi piace pensare che nel tempo si siano aggiunte persone nuove e che le vecchie tornino di tanto in tanto a riaffacciarsi. Fatevi vivi, ogni tanto.

Come sempre


Vorrei scrivere tante cose, oggi. Avevo anche un po’ di idee per celebrare 12 anni di scrittura su questo blog disomogeneo, di nicchia, strampalato, ma che comunque è uno spazio che mi è caro più di qualunque casa fisica in cui sia vissuta.

Come sempre (o almeno spesso) accade, le circostanze hanno disposto diversamente. Paradossalmente il mio stato d’animo di oggi è assai vicino a quello dei primissimi post, praticamente privati, del 2004. Dunque, verrebbe da dire in prima battuta, a che è valsa tutta la strada fin qui?

Però c’è una cosa molto diversa da allora. Io so con certezza assoluta che alcune volte credevo di non farcela, in questi 12 anni, e invece ce l’ho fatta sempre. Per questo brindo, dunque. Per tutta la vita passata sotto i ponti, per il web luogo della mia curiosità e di tanti incontri inattesi, per tutte le cose belle che scoprirò quando questo momentaneo sconforto mi sarà passato. Passa sempre.

Un saluto speciale a quelli che mi leggono fedeli e silenziosi, che ci sono sempre e di cui qualche volta colpevolmente mi scordo, nel frastuono dei social. Grazie, di cuore.

10 più uno – Celebriamo YB!


Ultimamente Facebook ci regala squarci inattesi (e non richiesti) del nostro passato attraverso la fuzione “Accadde oggi”, che a me ricorda fortemente la rubrica “Domani avvenne” dell’Almanacco del giorno dopo (chi se lo ricorda? questo è davvero un ricordo che mi data…). Per questo ho notato che alcuni anni fa (4, per la precisione) avevo lanciato un giveaway in occasione del compleanno di questo blog. All’epoca era il settimo compleanno, oggi inizio il conto alla rovescia per l’undicesimo.

Dieci anni più uno, insomma. Non pochi. Il primo post di Yenibelqis è datato 16 maggio 2004. I dieci anni non mi è venuto in mente di festeggiarli, ma almeno i dieci più uno meritano che si organizzi qualcosina, non vi pare? Visto che siamo in vena di revival, quello che vi chiederei stavolta è di regalarmi un ricordo.

Regalatemi, nei commenti qui o sui social, un ricordo vostro che coinvolga anche me, come blogger (un post che ricordate, un argomento che vi ha ispirato delle riflessioni) o come persona (se ci conosciamo personalmente). Buttiamo tutti i nostri ricordi in questo pensatoio virtuale.

Per partecipare avete tempo dieci giorni, ovvero fino al 16 maggio alle 24:00.

E poi che ne faremo, di tutti questi ricordi? Come sempre, ancora non lo so. Una cosa è certa: non si vince niente. Credo che non si possa più nemmeno per legge. Ma intanto facciamo questo brainstorming di memorie, come una festa in cui ognuno porta qualcosa. Qualcosa di carino ne verrà fuori certamente.

Uno sguardo sulla blogsfera


Niente Mammacheblog per me, quest’anno. Ci avevo dovuto rinunciare anche l’anno scorso, ho recuperato idealmente con quello creativo in autunno. Ma a maggio, niente da fare. Ma, a essere onesti fino in fondo, quello che mi dispiace di perdere è più l’occasione di abbracciare dal vivo più amiche nello stesso momento che tutto il resto, pur sempre egregiamente organizzato.

Se guardo indietro alla mia storia di blogger (11 anni, mica pochi), non posso che provare stupore e gratitudine. Essere diventata mamma è stata un’occasione enorme di catapultarmi nelle reti della rete, sguazzandoci di gusto. Ho conosciuto moltissime persone, ho esercitato la mente sulle più svariate questioni. Mi sono confrontata sulla genitorialità, ho annusato con curiosità il mondo del marketing. Ho imparato un po’ di linguaggi, ho fatto cose improbabili, partecipato a eventi. Mi sono divertita e in qualche modo mi diverto ancora, quando incappo in qualcosa che stimola la mia curiosità. Ho provato a fare qalche timido esperimento di contaminazione tra il mio lavoro e la mia vita sul web. Tutto sommato non ho avuto i risultati che speravo, ma sono nate anche tante occasioni inaspettate. Il prodotto più mio di questi anni da blogger e frequentatrice appassionata di social network è sicuramente il friendsurfing, in due straordinarie edizioni (agosto 2013 e agosto 2014).

Continuo ad essere curiosa di tutto, ma forse oggi ho più chiaro cosa non mi interessa tanto e cosa mi ha proprio stancato e, per riflesso, cosa mi interesserebbe coltivare di più.

– Trovo un po’ noiosi, forse anche per raggiunti limiti d’età di mia figlia, tutti questi continui consigli su prodotti per mamme. Non ne faccio una questione morale sui post sponsorizzati, sia chiaro. Suonerei proprio come la volpe e l’uva, dal momento che qualcuno, di livello minimo, l’ho scritto anche io e all’occorrenza lo rifarei. E’ solo che non ci credo molto a questo assunto che se un blogger che leggo parla di un prodotto è un po’ come se me lo consigliasse un amico/ un’amica. Se un blogger che leggo parla di un prodotto prima vedo se è riuscito/a con arguzia, fantasia ed eleganza a scrivere comunque qualcosa di leggibile e poi, a seconda dei casi, mi rallegro perché è uscito/a vivo/a pure da questa prova oppure sospiro con indulgenza pensando “si deve pur campare”. Se voglio un consiglio da un amico/un’amica lo chiedo a un amico/un’amica, anche nel senso molto ampio del termine (amico sui social, ad esempio). Sondo le esperienze dei miei contatti, le valuto a seconda di quanto tendo a considerare affidabile quella specifica persona su quello specifico argomento. La comodità di Facebook è che non devo mettermi a fare cinquanta telefonate per questo. Se mi serve un parere (ma anche una cosa in prestito, una traduzione al volo, ecc), chiedo. E a questo livello temo che le aziende abbiano poco da inserirsi, almeno mi pare. Ma magari sbaglio.

– Mi sono un po’ stufata anche di quei post creati solo per suscitare un dibattito, tipo “prendiamo un tema di cui si parla, esprimiamo un’opinione di rottura e raccogliamo contatti”. Una volta ci sta, ma sistematicamente è noioso. Certo, si potrebbe creare un blog dedicato a “questioni da dibattere”. Ma almeno che sia dichiarato!

– Molto più interessanti da scrivere e da leggere sono le recensioni di eventi per bambini, attività, eventualmente corsi, laboratori. Quelle le scrivo (solitamente gratis) e le leggo molto volentieri. Quando vedo publicizzato uno spettacolo mi interessa molto avere elementi per giudicare se vale il prezzo del biglietto. Anche recensioni di film e libri sono gradite, ma per quelle ci sono siti autorevoli. Se un blogger, me compresa, scrive di un libro o di un film mi aspetto qualcosa di più di una scheda di presentazione che potrei trovare altrove.

– E veniamo a Facebook: usato con consapevolezza resta un bello strumento, utile per mantenere e rinsaldare rapporti, anche a distanza, attraverso interazioni frequenti, che nulla vieta che siano anche significative. I gruppi, specialmente di quelli segreti, hanno tanti aspetti comodi e intriganti (io stessa faccio parte di alcuni di essi), ma anche qualche controindicazione. Come tutti i club e le affiliazioni non dichiarate, vederne poi gli effetti nel mondo esterno (collaborazioni lavorative, endorsement, eccetera) mi provoca sempre qualche dubbio di ammissibilità, per dir così. Che poi succede di continuo, ovviamente, anche fuori di Facebook: alzi la mano chi, almeno una volta, non ha conosciuto quel papà tanto simpatico a bordo pista di pattinaggio e, scoprendo che è architetto, gli ha chiesto un parere professionale. Niente di male. Però quando il rapporto è di gruppo e alla fine equivale ad avere una tessera invisibile e spendibile in molti contesti… Mah. Per non parlare dei gruppi che so esistere e a cui non sono stata invitata! Ah, lì scatta proprio il magone da esclusione da studentella delle medie.

– I social sostituiranno i blog? Dipende. I social non potranno sostituire quei blog che esistono per i loro contenuti. Che siano contenuti autorevoli di informazione o di approfondimento, contenuti di sapore letterario (quelli, per intenderci, che prima o poi confluiscono in un libro “vero”….) o semplicemente racconti e sfoghi di respiro più ampio di qualche frase, il blog restanecessario. L’interazione, i commenti, la condivisione si sposta sui social. E dunque sempre più raro è il caso del blogger che leggo senza sapere proprio chi è: dai social finisco per chiedergli l’amicizia e poi, sperabilmente, prima o poi ci si incontra.

– Leggere è bello. Bisognerebbe farlo di più, anche sul web: oggi l’impressione è che tutti scrivano e nessuno legga. di più. Che nessuno abbia tempo di leggere perché deve scrivere, anzi, pardon, produrre contenuti. Lo dico in primo luogo a me stessa. Non importa il supporto o il device che utilizziamo: abbiamo tutti bisogno di leggere molto di più e di prenderci tutto il tempo che serve per farlo. Quando si legge poco si vede. In qualche caso dal linguaggio sciatto. Nella maggior parte dei casi dalla povertà e dalla scarsa originalità di quei “contenuti” che alcuni pretendono di “vendere” solo in virtù del fatto che provengano da quel certo autore. Questa è una deviazione del personal branding (concetto che mi fa comunque ancora oggi un po’ problema). Anche chi acquista prodotti di marca, a meno che non sia un imbecille, lo fa perché cerca la qualità, una qualità distintiva. Per quanto sia forte il vostro personal branding, se scrivete cose che non val la pena di leggere probabilmente continueranno a leggervi in molti lo stesso, ma voi finite per sminuirvi e impoverire la vostra anima.

Oh, lo sapevo che questo post inutile sarebbe finito a predica. Dovrei concluderlo con una sviolinata su Spinder e il web “ai tempi miei”. Ma no, questo è troppo anche per me. Lasciamolo così, un appunto che lascia il tempo che trova.

Quella che… parla di cose improbabili


Di ritorno dal Mammacheblog Creativo, vi regalo questo piccolo aneddoto. Una nota influencer, che scambiava due chiacchiere causuali con me nei pressi della ciabatta con le prese di corrente (postazione più frequentata del tavolo dove veniva offerto il caffè Vergnano), in risposta alle mie reiterate dichiarazioni di estraneità al contesto, mi ha chiesto: “Me ce l’hai un blog, almeno?”. Sì, ce l’ho. Dal titolo improponibile, ma ce l’ho. Forse avrei anche potuto dirle (anche se probabilmente lei non ne ha alcuna memoria): “Sai, sono quella che ha avuto una piccola divergenza di vedute con te a distanza in materia di rifugiati”.

Oggi, neanche a farlo a posta, leggo questo post di un’altra nota influencer e realizzo (oltre al fatto che se mi definisco “quella che” magari dovrei riconoscerle dei credits) che in fondo il quid che mi caratterizza ormai da un certo numero di anni in questo ambiente variegato che mi trovo a frequentare è proprio questo: la mia esperienza con i rifugiati. “Che problema risolvi, tu?”, chiedeva una volta Luigi Centenaro a una sessione sul personal branding. “Io semmai ne creo”, ricordo di essermi risposta. Fatto sta che già nel 2011 al Mammacheblog (che allora si chiamava Momcamp) avevo cercato, non so con quanto successo, di raccontare alla platea chi fossi io, in rete e fuori.

Ieri sera, tornando in treno da Milano, ho riflettuto sul fatto che, di tanto in tanto, chi tra i miei contatti web aveva avuto bisogno di chiedere qualcosa sui rifugiati si era, in effetti, rivolto a me. E i post più letti di questo blog di questo parlano. Il primo blog che ho aperto, su splinder, all’inizio del 2004, si chiamava “Rifugiati”. Molto più agevole da ricordare e da digitare. Peccato che, come era ovvio, non lo leggesse nessuno. E alla fine Yenibelqis, che era l’esperimento privato, si è animato di vita propria, nonostante la sua impronunciabilità.

Insomma, questo post sconclusionato è per dirvi che continuerò a scrivere, come sempre, di quello che mi interessa e che forse riassumerei così: rifugiati, maternità (cioè educazione, esperienze, cose interessanti da fare con mia figlia), religioni, Roma. Ma se vi va che vi risponda a un dubbio o una domanda sulla mia “specialità”, scrivetemi. Non sarete molti, posso immaginare. Ma è anche vero che di migrazioni forzate si inizia a parlare molto più di un tempo. Insomma, sapete dove trovarmi.

Dicembre è il più magico dei mesi (#Ptitzelda2014)


Stamattina un pensiero mi ha folgorato: ma la settimana prossima è il mio compleanno! E, soprattutto, la settimana prossima inizia dicembre. Il mese di dicembre ha qualcosa di speciale, non trovate? No, non parlo di glitter natalizio, di cenoni, di stress da regali e dei Babbi Natale panciuti che mi è toccato stampare per Meryem. E tanto meno dei lavoretti, da cui ingenuamente pensavo di essermi liberata per sempre e invece, in seconda elementare, a sorpresa, ricicciano. No, parlo di quei piccoli bagliori dell’anno che finisce, di un ciclo che si chiude con la promessa delle novità dell’anno nuovo. Lo so che ormai siamo abituati a ragionare per anni scolastici. Ma l’anno tradizionale ha pur sempre il suo fascino.

Il tutto per dire che l’anno scorso ho, per caso, incrociato Camilla  in una boutique milanese (oddio, quanto fa figo dire così: pare che io faccia shopping abitualmente, e per giunta in città diverse dalla mia). A essere onesti non è che abbiamo avuto poi modo di approfondire particolarmente la nostra conoscenza. Sono contenta di rivederla domani al Mammacheblog, a Milano, ma soprattutto ho iniziato a seguire di più il suo blog e, per farvela breve, sono rimasta incantata dalla sua proposta: per tutto il mese di dicembre fissare, con uno scatto al giorno, quel “qualcosa di folgorante e piccolo che ti attraversa un giorno come tanti e che ti svolta la giornata”. Una bella sfida, per certi versi simile al giochino della gratitudine (elenca tre cose di cui essere grato oggi) che è girato a lungo su Facebook. Ma anche una sorta di calendario dell’avvento che dura fino a Capodanno.

I suo scatti sono fantastici, ma l’esercizio è interessante anche per chi – come me – è un fotografo mediocre. Quindi anche quest’anno, su Instagram, parteciperò al PtitZelda2014. Tutte le istruzioni in questo post.

Friendsurfing, il ritorno


“Ma poi ci scrivi qualcosa su questa esperienza?”, mi ha chiesto uno dei miei molteplici ospiti loro malgrado, ovvero il marito di un’amica che ci ha accolto. Bisognerebbe, sì. Ma non saprei in che forma. Le foto un po’ hanno raccontato, in diretta, queste tre settimane su e giù per la Penisola, zaino in spalla. Col video ci ho provato, ma non è che sia tanto tagliata. 

Restano dunque le parole, ma sarebbe più corretto un racconto collettivo, visto che un’esperienza collettiva è stata. “E chi sei, Wu Ming?”, vi sento già sghignazzare in lontananza. Ma no, dico sul serio. Non sarebbe bello che tutti voi coinvolti a vario titolo aggiungeste a questo post un vostro ricordo, un aneddoto, una descrizione di quel poco o tanto che abbiamo trascorso insieme questa estate? Dài, non fate i timidi. Scrivete pure nei commenti, o per mail, o nei commenti di FB. Io ogni tanto provvederò ad aggiornare.

Comincio io? Ok, comincio.

Spiaggia di Noli, Liguria. Meryem abborda una famigliola i cui bambini giocano sulla sabbia, trascinandosi dietro anche il bambino che ci ospita. Entrambi collaborano fattivamente alla realizzazione di una monumentale piovra di sabbia. Alla fine, quando ce ne andiamo, Meryem ha un ripensamento. Fruga nello zainetto, estrae il borsellino (regalo della sua compagna di stanza in ospedale a Roma, che abbiamo incontrato in Sicilia per un aperitivo in spiaggia), afferra la più grossa delle monete svizzere conservata dalla tappa zurighese e corre a regalarla al pover uomo sconosciuto che aveva diretto i lavori mentre noi madri ce ne stavamo spalmate a prendere l’umido sotto il cielo plumbeo.

Questa è decisamente la prima immagine che mi viene in mente. Continuate voi, adesso!

“Quando ripenso ai giorni vissuti insieme mi rimbomba subito in testa la parola magia. Perché quasi da perfetti sconosciuti abbiamo creato insieme un’atmosfera gradevole, calda e serena per tutto il tempo insieme. Penso a tutte le costruzioni dei bimbi, per cui si sono dati tanto da fare ed hanno da subito lavorato con grande affiatamento insieme, ai pranzi improvvisati, ai luoghi riscoperti che ci hanno lasciati a bocca aperta, al festival del teatro ed ai raggi di sole che non riuscivano a tenerci caldi, ma che mi hanno insegnato che una felpa può tenere al caldo anche tre persone…
I pomeriggi passati al tavolo a mangiare biscotti burrosi, bere caffè e chiacchierare mentre i bimbi “riposavano”.
Mi si dipinge un sorriso sulle labbra per essere stata parte di questa vostra avventura!
E naturalmente… l’immagine più ilare… il segreto inenarrabile che legherà per sempre me, te e le macchinette per i biglietti del tram !!!”

Bruna, Zurigo

 

Ci siamo incrociati velocemente, quanto può andare una Vespa 125, in una calda pausa pranzo, l’ultimo giorno di un viaggio pazzesco che io penso non riuscirò mai a fare. Eppure mi hai regalato un pomeriggio di ferie, che per un veneto polentone è un regalo grande, sempre presi come siamo a pensare di avere tanto da fare. Mi hai regalato 150 km in motoretta, come non facevo da quando ero ragazzo, e mi hai regalato una spadellata di carne al posto dei soliti avanzi, in bella compagnia.
Grazie e a presto. E buon viaggio, qualsiasi significato abbia questo augurio.

Gaetano, Vicenza (incontrato a Verona)

“Ho una roba che devo farti vedere” penso sia stato il momento più sciocco dei due giorni a Torino…. [La mia visita a sorpresa è stata così annunciata a un amico comune che non mi vedeva da…uhm… 12 anni?] Mi spiace per le poche attrazioni [manco tanto poche, eh? Superga, il MAO, il Museo del Cinema…], spero almeno vi siate riposate il giusto, in vista del gran finale….

Felicissimo di aver conosciuto Meryem (non so lei), felicissimo di averti rivista con un po’ di calma. Spero di poter ricambiare a Roma quanto prima.

Bernardo, Torino

Liberiamo una ricetta: riso Venere col buco, finocchi al curry e biscotto arrotolato


Anche quest’anno mi presento all’appuntamento lasciando la mia cucina a disposizione di care amiche: io vado a cucinare in ufficio, in compagnia dei colleghi e di uno specialissimo ospite.

Cominciamo con Alessandra, la nostra archeologa e guida preferita, nonché compagna di lungo corso delle mie traversie.

Riso Venere col buco

Per questa edizione ho pensato a qualcosa di semplice e rapido da preparare, ma che allo stesso tempo si presenti come un piatto quasi chic, un piatto di riso freddo gustoso e forse anche un po’afrodisiaco, considerando la presenza dei crostacei nella ricetta. Ma sono dell’idea che è più in base alle intenzioni, al contesto e alle aspettative di chi cucina e di chi è invitato a mangiare che un buon cibo, in genere, possa suscitare desiderio amoroso e sensualità…
Gli ingredienti necessari per la ricetta sono: riso parboiled, quello che non scuoce e che generalmente si usa per le insalate di riso; succo di limone, uova di lompo (100 gr per 5-700 gr di riso), olio d’oliva, gamberi o gamberoni a vostra scelta sia per quantità che qualità, anche surgelati o in salamoia possono andar bene; salsa rosa fatta con maionese, ketchup, tabasco, un goccio di brandy o cognac.
foto 1Il procedimento è semplice: si cuoce il riso e lo si scola sotto acqua fredda corrente, per bloccarne la cottura. Poi il riso si condisce semplicemente con olio, abbondante succo di limone e uova di lompo. Si prepara uno stampo da ciambellone e si riempie di tutto il riso, che va fatto aderire bene alla forma schiacciandolo ben, bene con un cucchiaio. Poi si mette a riposare in frigo almeno per un’ora. Prima lo fate meglio è, anche il giorno dopo è buonissimo.
Preparate la salsa rosa con abbondante maionese, che se farete voi sarà ancora più buona, aggiungete il ketchup, un po’ di tabasco e un cucchiaio di cognac. Mentre la preparavo è apparso anche un ospite felino curioso e goloso.

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E’ nel preparare creme, nel mescolare ingredienti diversi, nel girare che io mi faccio rapire e trasportare dai sensi. I movimenti circolatori del mescolare, come una carezza. I colori degli ingredienti che iniziano a mescolarsi, come un abbraccio sensuale. E’ il momento delle intenzioni seduttive, dei pensieri immorali e dell’assaggio.
E la mente corre a immagini cinematografiche che hanno immortalato la potenza afrodisiaca. Nel film “Come l’acqua per il cioccolato” di Alfonso Arau (tratto dal romanzo di Laura Esquivel, Como agua para chocolate 1989) quando la protagonista preparando un pranzo a cui è invitato l’uomo che ama prepara delle quaglie alle rose che fanno sussultare di eccitazione e godimento chi le assaggia (per i curiosi a questo link si può vedere l’effetto che fa). Ma non si tratta soltanto di chimica e ingredienti considerati afrodisiaci, sono le emozioni trasmesse dalla cuoca, l’amore e la passione in questo caso, a suscitare questi effetti. Come sarà, invece, il suo dolore a trasmettere angoscia nella torta di nozze che dovrà preparare per l’uomo che ama, ma che sposerà sua sorella. In questo caso, Tita mescola all’impasto del dolce le amare lacrime del suo dolore, trasmettendo così la sua tristezza ai commensali che mangeranno la torta, tutti colti da un desiderio irrefrenabile di piangere.

Dalle fantasie cinematografiche torniamo alla ricetta. Quando sarete pronti a servire il riso vi occorrerà un bel piatto da portata sul quale andrà capovolta la teglia con il riso ottenendo una bella forma perfetta con un gran buco al centro. Il buco andrà riempito con la salsa rosa e i gamberi, potreste lasciare qualche gambero non condito con cui decorare il perimetro del buco o il piatto da portata a vostro piacimento.
Per ottenere un risultato estetico di maggiore impatto potreste usare, insieme al riso bianco, un po’ di riso nero del tipo Venere, in modo da avere un contrasto cromatico maggiore tra riso e condimento. Poi se le intenzioni sono quelle di eccitare i sensi l’uso di un riso dal nome tanto evocativo, qualcosa forse produrrà…
Io ci berrei delle bollicine vicino. Non assicuro nessun tipo di effetto afrodisiaco del piatto. Sta a voi. Alla preparazione, ai sentimenti e a ciò che comunicherete. Io ho provato a farlo con amore e ho aggiunto una candela, così giusto per un po’ di atmosfera.

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Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web.

Ora si inseriscono, in ordine di menù, i miei amici Paolo e Laura, anche noti come Artigiani Digitali. In particolare è Paolo ai fornelli…

Finocchi al curry

A mia moglie piacciono i finocchi cotti, a me il vino, ad entrambi il curry Madras che ci porta l’amica Lulla da Londra…

Ingredienti per 4 persone:

– 4 Finocchi
– 1 scalogno
– 1 bicchiere di vino bianco
– 1 cucchiaino di curry forte
– Mezzo bicchiere di latte

Tagliate i finocchi a striscioline con spessore di un centimetro circa mantenendo (se vi piacciono) anche le parti sottostanti più dure.
In olio d’oliva fate rosolare fino a doratura lo scalogno e dopo aggiungete il curry stemperato in un bicchiere di vino bianco secco.
A fuoco alto portate ad ebollizione il vino, aggiungete i finocchi, mescolate bene e fate cuocere a fuoco alto per 5 minuti.
Infine aggiungete il latte e ultimate la cottura (bastano altri 10 minuti) a fuoco lento.
Servire caldi accompagnati a riso basmati.

Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web.

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E’ ora la volta di Caterina: un’amicizia antica e fedele, che sono felice mi abbia accompagnato anche nelle mie evoluzioni digitali. 

Il biscotto arrotolato e due paesi

Le mie due nonne erano romane di nascita, i miei due nonni no. Ludovico, il mio nonno paterno, era nato al nord, a Bettola di Piacenza, ma il suo paese del cuore dove passava tutte le estati era Canterano, un paesino della valle dell’Aniene arrampicato su un colle. Il nonno materno Tebaldo era nato a Casape, altro paesino in provincia di Roma che i colli ce li ha stretti tutt’intorno tranne che a ovest, dove il panorama si apre sulla pianura del Lazio fino al mare. Da piccola andavo spesso a Canterano ma a Casape passavo mesi interi: facevo a sassate, mi inerpicavo per le colline e le montagne, mi facevo raccontare storie misteriose di fantasmi, frati malvagi e maghi che proteggevano i bambini smarriti. E cercavo inutilmente i resti della villa suburbana di Gneo Domizio Corbulone, un generale dei tempi di Nerone – quando si dice avere il destino segnato fin da piccoli.

Questa ricetta è legata a entrambi i paesi, non per qualche antica tradizione ma per iniziativa di gente in gamba che manda avanti a Canterano una piccola industria locale, e a Casape una festa rustica e coraggiosa che non è meno divertente solo perché è stata creata in tempi recenti.

Biscotto arrotolato

Ingredienti:

3 uova
3 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di farina
Un pizzico di sale
Aroma di vaniglia o di limone
Zucchero
Alchermes (o altro liquore a scelta)
Farcitura a piacere

Si sbattono i tuorli d’uovo con lo zucchero finché sono chiari e ben montati (si può usare una frusta elettrica), poi si unisce la farina mescolando con cura. Si aggiunge un aroma a piacere e, volendo, un pizzico di lievito per dolci. Si montano le chiare a neve molto ferma con un pizzico di sale (qui la frusta elettrica è d’obbligo, a meno che non siate dei culturisti) e si uniscono delicatamente al composto, mescolando dal basso verso l’alto. Si versa il composto (in uno strato sottile) su una teglia bassa coperta da un foglio di carta da forno e si cuoce in forno moderato per pochi minuti, finché si rassoda bene ma non si colorisce troppo. Si rovescia subito su uno strofinaccio pulito o su un foglio di alluminio leggermente spolverati di zucchero, si leva la carta e si spruzza con alchermes (che gli da anche un bella nota di rosso), rum per dolci o un altro liquore a piacere (per esempio di arance). Si spalma sopra una farcitura, si arrotola strettamente, e infine si mette un po’ di tempo in frigo prima di spuntarlo alle estremità e servirlo a fette.

biscotto arrotolatoLa farcitura può essere al cioccolato, come nel “Salame del re” che vendono nel forno di Canterano e (oh calorica tentazione!) anche in alcune panetterie dell’Urbe. Si può usare la Nutella o un’altra crema al cioccolato in vendita (mi hanno detto meraviglie di quella Novi), oppure si può operare un virtuoso riciclo post-natalizio, mettendo un nocciolato nel tritatutto e sciogliendo il trito col caffè bollente. Una farcitura alternativa che mi piace molto è la marmellata di marroni. A Casape non crescono marroni, ma piccole castagne saporitissime che sono l’orgoglio della festa omonima, che si tiene a Casape tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, quando fa invariabilmente un freddo cane. I pezzi forti, oltre alle castagne arrostite in un bidone che gira sul fuoco, sono la pizza fritta, la matriciana, la salsiccia coi broccoletti e (appunto) il biscotto arrotolato di marmellata di castagne. Mezzo paese si mette il grembiule e cucina sotto un grande tendone posto nella piazza del mercato. L’altro mezzo mangia e beve, benedicendo il riscaldamento ma guardandosi bene dal togliere il cappotto.
Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web.

Friendsurfing


Eccoci alla vigilia di una vacanza che è un po’ la fotografia della mia condizione esistenziale attuale. Nel bene e nel male. Un salto nel buio e, allo stesso tempo, l’esito di molte riflessioni. Una vacanza che, nelle mie intenzioni, mi assomiglia.

Resa possibile dalla rete. Questa è forse la caratteristica più stupefacente. Non nel senso che è “prenotata su internet”, nell’accezione più anonima del termine. Affatto. Ma la rete ha reso possibili contatti e legami, alcuni “nuovi” (ma ci comprendo anche chi ho incontrato su questo blog 9 anni e tre figli fa, non so se mi spiego) e altri più tradizionali, ma che probabilmente senza mail e social network a quest’ora avrei perso per strada. Questi amici, con generosità, si sono resi disponibili a ospitare me e Meryem. Per questo mi piace pensare questo viaggio come “friendsurfing”. Un coachsurfing a modo nostro, dove più che la logistica conta la gioia di rivedere tante persone care (e di conoscerne alcune).

Con mia figlia. La prima vacanza da sole, l’estate scorsa, ha segnato un punto di svolta e di passaggio. Quest’anno sono pronta a raccogliere i frutti di un altro anno di strada insieme. E sono assai più ottimista. Abbiamo aggiornato le nostre parole segrete, infilato la sua Tigretta nello zaino e siamo pronte (spero).

Itinerante. Sento fortissima l’esigenza di fare un viaggio per il viaggio, senza sapere nemmeno esattamente cosa troverò. E’ sempre stato più nelle aspirazioni della mia anima che in quello che davvero sono riuscita a fare nella mia vita. E’ ora di cominciare una fase nuova, in cui cercare di non lasciarsi scoraggiare dalle tante mancanze che pure ci sono (di soldi, di tempo, di capacità, di coraggio). Non farò finta di essere ricca, coraggiosa, paziente, capace, piacevole. Ma cercherò di vivere queste settimane più serenamente del solito, gustandomi quel che arriva. Ho cercato di ridurre le aspettative precostituite al minimo, per far spazio alle sorprese grandi e piccole.

Volete seguirci sui social? Conto sul mio fido Androide, sperando che non mi tradisca. Saremo su Facebook (qui la bozza del programma di viaggio), su Instagram, su Twitter… I nostri hashtag saranno: #friendsurfing, #inviaggioconmeryem e, naturalmente #bellezzagratis. Quella non ce la vogliamo dimenticare mai e sarà il fil rouge delle nostre e, vi auguro, anche delle vostre vacanze.

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