Fa putilup putilup

La mia infanzia è stata funestata da una storiellina piuttosto stupida, che ho la deplorevole tendenza a citare per allusione, guadagnandomi occhiate perplesse e interdette da parte dei miei interlocutori. Eccola qui.

“Cos’è quel tubo nero a strisce gialle che vive nella spina e fa ‘putilup putilup’?”
“Non so davvero. Mi arrendo”.
“Un’anguilla!”
“Vabbè, un’anguilla assomiglia a un tubo nero. Ma le strisce gialle?”
“L’ho dipinta io”.
“E perché vive nella spina?”
“Vive nella corrente e quindi anche nella spina”:
“Ok, ma ora non mi vorrai far credere che un’anguilla fa ‘putilup putilup’!”
“No, quello lo ho aggiunto io, altrimenti l’indovinello era troppo facile…”

Sono molte le circostanze della mia vita in cui mi trovo a pensare di aver aggiunto un “putilup putilup”, altrimenti era troppo facile. Il fatto che mi renda conto dell’assurdità della cosa non la rende meno assurda. Sospiro, mi tengo le strisce gialle e il pacchetto completo, cercando di convincermi che, sotto sotto, sempre di un’anguilla si tratta.

Uscendo di metafora, a volte anche il contesto mi aiuta in questo processo eterno di complicazione affari semplici. Oggi, vincendo finalmente una comprensibile ritrosia, ho chiamato il Recup regionale per prenotare un esame di routine che non faccio da anni. Sorpresa. Risposta pressoché immediata, operatrice squisitamente gentile, tempi di attesa lunghetti ma che sarebbero stati brevi o minimi se fossi stata disposta a spostarmi di più territorialmente (cosa che, se la cosa fosse stata urgente, avrei certo fatto). Non mi capacitavo. Esamino dunque le due o tre opzioni proposte, quando mi arriva l’informazione aggiuntiva: l’esame deve essere effettuato rigorosamente tra il 5° e il 12° giorno dopo le mestruazioni. Uhm. La mia stupefatta calma si traduce in ansia pura. Sfoglio affannosamente l’agenda. Accenno a conteggi con le dita. La signorina, dall’altro capo del filo, sfodera un’ammirevole pazienza. Io annaspo, esito, azzardo, ritratto. Poi faccio la mia puntata. “Facendo una ragionevole stima, eh?”, mi premuro di precisare. Qui l’impassibilmente cortese operatrice si concede un sano sghignazzo. “Sì, sì, semmai richiama”. Insomma, hanno fatto di tutto per facilitarmi, ma il “putilup putilup” di sottofondo era ben percepibile.

2 pensieri riguardo “Fa putilup putilup”

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