Tante volte mi sono sorpresa a invidiare chi viene a Roma da turista. La meraviglia, la piena disponibilità di tempo per vedere, gustare, catturare ricordi di una città straordinaria. Chissà perché poi ho sempre pensato che il visitatore occasionale di Roma possa gustare solo il meglio, libero com’è dal trantran della routine lavorativa e familiare. A volte, davanti al Pantheon, ho persino guardato con desiderio le finestre di un certo albergo dove, nella mia fantasticheria, avrei soggiornato nella mia vita parallela di ricca turista che esplora per la prima volta la Città eterna.
Qualche giorno fa, dopo una breve pausa a casa, tornavo all’ospedale dove era ricoverata mia figlia. Il tragitto, a piedi, faceva parte della pausa. Sono arrivata sulla terrazza del Gianicolo e mi sono fermata un minuto a respirare davanti al panorama. E allora ho capito, con chiarezza, che sono contenta di non essere una turista. Perché non mi ero fermata lì per guardare per la prima volta un paesaggio da cartolina, ma per farmi consolare da quella bellezza straordinaria e familiare.
Ho pensato alla recensione de La Grande Bellezza che ha scritto la mia amica Silvia: “Ecco perché è ambientato in una Roma metaforica: perché Roma è ESATTAMENTE così. E’ la scenografia perfetta, perché non è solo sfondo, ma è una delle attrici protagoniste”. E ho capito che per me Roma è più che una città. La vivo, la camino, la respiro e la maledico ogni giorno. La vedo la mattina appena si sveglia, come una moglie che si stiracchia e fa una smorfia sul cuscino (dovrei dire un marito? No, perdonatemi: Roma è femmina). Sono con lei giorno dopo giorno, nei momenti memorabili e in quelli che dimentico un attimo dopo averli vissuti.
Mettere un ospedale pediatrico sul Gianicolo mi è improvvisamente parsa una decisione sensata. Ho ripensato al 2007 e ai pensieri che, proprio per quello stesso viale alberato, avevo formulato. Credo che nei momenti in cui il turbamento è stato tale da non riuscire a condividerlo nemmeno con amici e familiari, Roma mi ha sempre capito al volo.
Millenni d’esperienza serviranno pure a qualcosa.
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